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Quando penso al vario e vasto catalogo di opzioni offerte dalla neuropatia diabetica ho come uno stato di confusione: neuropatia sensitiva, motoria, autonomica e via andare. Insomma un diabete mal controllato offre un ampio spettro di possibilità per star peggio, e passare male la propria vita. Io, ad esempio, in questo canovaccio di opportunità ho scelto scelto la neuropatia diabetica autonomica: quella forma che può dare anomalie della regolazione del battito cardiaco o bruschi cali di pressione quando ci si alza in piedi in fretta: così come vi può essere ridotta o aumentata motilità intestinale per interessamento delle fibre autonome che innervano l’apparato digerente. Inoltre, l’alterazione delle fibre autonome può attenuare o far scomparire i primi segni dell’ipoglicemia rendendone difficile il suo riconoscimento.

Esempi pratici: nel 2004, lo stesso anno in cui son stato colpito da una forma lieve di ictus e da un’elevata infiammazione dell’artrite reumatoide, ho subito, alcuni mesi dopo, un ulteriore ricovero per sospetto “morbo di crohn”, oggi rimesso. Il tutto allora contrassegnato da un considerevole calo di peso (da 63 a 56 kg in in pochi giorni, anemia, calo verticale dell’emoglobina e dell’ematocrito, diarrea con scariche pluri quotidiane) e da un ulteriore ricovero con trasfusioni di sangue, ed ulteriori approfondimenti diagnostici (gastroscopia, colonscopia, clisma del tenue, ecc.,). In realtà allora non fu “morbo di croh”, ma bensì un forma di neuropatia diabetica autonomica, per fortuna poi rientrata.