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Questi ultimi sette giorni hanno visto una media della glicemia di 165 mg/dl, e fin qui nulla di strano, se non per il fatto di una ipoglicemia a 44 mg/dl che come effetto di rimbalzo ha portato lo zucchero nel sangue a 440 mg/dl. L’effetto zuccheriera l’ho vissuto lo scorso 17 febbraio e se la fase iper è durata solo mezza giornata, la parte più dura si è presentata durante la notte, con pressione allo sterno e poliuria, oltre a difficoltà nel prendere sonno, assieme ad una impennata della pressione arteriosa sistolica. Come si evince da questa sintetica discrezione lo squilibrio del diabete si manifesta non solo sulla glicemia, ma in modo più ampio su tutto il corpo e la mente in un arco temporale che, se ben trattato, può essere ricondotto a normalità in poco tempo; cosa che sono riuscito a raggiungere in questi ultimi anni, prima invece ci impiegavo di più (due o tre giorni), con una contestuale difficoltà a trovare una discreta qualità di vita. Lo scompenso del diabete quando manifesta dei sintomi ha di positivo che ci aiuta a far capire il bisogno di cambiare direzione, di prendere dei provvedimenti; cosa opposta ad una condizione di squilibrio asintomatica, in quanto alla lunga porta a  generare un logoramento dell’organismo, con effetti negativi per la salute e la vita stessa, senza che ce ne accorgiamo, se non con esami di laboratorio.