E’ un fatto della mia vita, oggi formalmente ricorre il compleanno del mio diabete di tipo 1: sono passati 45 anni. All’inizio era definito Diabete mellito, poi venne aggiunto insulino-dipendente, ed oggi tipo 1; ma rimane sempre diabete. Allo stato delle cose resta sempre un evento non tanto da festeggiare, ma da ricordare sì anche perché all’esordio della malattia i medici dell’epoca avevano affermato, sbagliando, che sarei vissuto per poco tempo. E anche questo traguardo è passato, comunque sia oltre alle autocelebrazioni l’appuntamento con questa data rappresenta un’occasione per fare un bilancio di questa vita trascorsa con il diabete: posso dire che tra i vari momenti critici, difficili, sono riuscito a trovare la sintesi, l’equilibrio e questo è il dato più importante per come sono partito. Ora, nel presente, l’importante è trovare la forza per guardare avanti, nella speranza di continuare a conservare finché le condizioni lo rendono possibile l’attuale compenso. Il mio approccio con la vita è questo e della morte non ho paura perché fa parte della mia esistenza; quello che non vorrei, alla luce della mia esperienza di lungodegenza ospedaliera (vedi periodo pediatrico), è un distacco dalla vita lento e doloroso con una perdita della mia autonomia neuro, senso-motoria. La cosa centrale nel prospettiva è di continuare a vivere la mia vita con il diabete con animo sereno, riuscire in questo sarebbe già per me un obiettivo fondamentale, una vittoria. L’importante sta nell’essere consapevole che occorre continuare a spendere energia e mezzi per la ricerca nel campo della lotta e sconfitta del diabete, senza utopie ma con laico e sano realismo. Il prossimo obiettivo: arrivare ai 50!