Il tempo trascorso con il microinfusore (cinque mesi) mi sta aiutando a mettere in luce tante piccole variabili utili a vivere meglio il mio quotidiano con il diabete. Il diario della glicemia uscente ha visto una media dei valori pari a 160 mg/dl. In questi giorni ho fatto la prova detersivo con il microinfusore: una notte con il sensore sono andato in ipoglicemia e c’è stato l’arresto dell’infusione con allarme conseguente senza avere sbalzi iperglicemici successivi; la notte seguente sono tornato in ipo senza il sensore e purtroppo la situazione è stata classicamente più negativa con tutto il repertorio derivante da una mancanza di zucchero e allo sbalzo verso l’alto della glicemia. Altro fattore interessante dello strumento concerne l’allarme del dispositivo in caso di ostruzione del sito d’infusione, sia ben chiaro questo avviene solo nel caso che la pompa non riesce ad avanzare, quindi in presenza di micro lipomi il fenomeno non verrebbe intercettato. Altra constatazione relativa ai siti d’infusione: il gluteo va bene come collocazione ma è meglio mettere il catetere a metà della natica onde evitare una difficoltà possibile nella distribuzione dell’insulina; e per la gamba la sede ideale resta la coscia ma non nella lato di sinistra bensì nella parte interna; infatti per ben due volte che ho immesso la cannula nel lato sinistro l’infusione si arrestava o era comunque difficile, invece verso l’interno tutto è tornato normale e sotto controllo. Le cose che devo ancora imparare a inquadrare bene riguardano il contenimento degli sbalzi iperglicemici a seguito di un evento ipoglicemico o per un errato calcolo del bolo in funzione del pasto. A dire il vero ho capito che la funzione fondamentale di tutto questo meccanismo lo svolge il bolo basale, ma l’insieme di cose richiede di entrare nel punto di vista di come intrecciare in situazioni simili il bolo basale con quello temporaneo per cercare di mantenere lo sforamento glicemico sotto ai 300 mg/dl.