La lettura dei valori della glicemia è un atto quotidiano nella vita del diabetico di tipo 1 che va costantemente ripetuto e ogni volta che lo si fa rappresenta un’occasione unica, a se stante; per queste ragioni il risultato deve essere sempre contestualizzato.
L’esempio pratico che oggi voglio fare notare riguarda l‘impiego del sensore glicemico: nelle ultime settimane ho utilizzato lo strumento evitando così di bucarmi le dita, se non per calibrare due volte al dì l’holter con il glucometro; se da un lato questo mio agire aveva l’indubbio aspetto positivo di far riposare un poco i polpastrelli, dall’altro versante vi era di contrario la certezza del risultato in condizioni critiche (ipoglicemia).
Una volta, alle tre di notte sono stato svegliato dall’allarme del microinfusore che avvertiva di un’ipoglicemia a 60 mg/dl, con arresto dell’erogazione basale d’insulina sino al ritorno del tasso di zucchero nel sangue sopra gli 80 mg/dl; lo stesso strumento mi invitava a fare il controllo glicemico con il glucometro, siccome non avvertivo i sintomi tipici di una crisi da abbassamento degli zuccheri mi alzai da letto per assecondare il software della micro pompa.
L’esito del controllo con striscia reattiva e glucometro, era pari a 80 mg/dl. La cosa che ho imparato da questa specifica esperienza è di fare sì la prova, ma quando occorre anche la controprova per essere più sicuro in situazioni cui è necessario essere incisivi nell’intervento come un’ipoglicemia o iperglicemia.