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A carnevale ogni scherzo vale? Così un detto popolare un tempo in voga oggi non so, ma una cosa è certa: l’umore incide sulla salute umana e aiuta a vivere meglio, naturalmente essere positivi e sapersi divertire fa bene al contrario di chi è triste e malinconico e fa fatica a guardare avanti.

La metafora della maschera rappresenta l’emblema della natura umana fatta di pianto e risa, ma quando siamo chiamati ad affrontare prove nella vita allora si getta il costume, l’apparente protezione esteriore per prendere con coraggio i fatti e cose quotidiane senza bardature e sul serio.

Il ragionamento filosofico trae spunto da una considerazione molto semplice: davanti alla malattia, come il diabete che ti accompagna lungo tutta la vita, e può incidere anche pesantemente sulla sua qualità, si deve sgomberare il terreno da ipocrisie e finzioni, anche perché con una patologia non si bara.

Lungo il mio percorso di vita ho imparato a distinguere tra malato vero e immaginario. Il primo, il vero, è colui che con dignità e senza baccano o pretestuose lamentazioni affronta il giornaliero divenire accompagnato dal sintomi e condizioni generati dalla malattia. Il secondo, il falso, è colui che ostenta, mostra, specula e tormenta il prossimo suo con i suoi miraggi sintomatici.

A carnevale ogni scherzo vale e con la malattia no, ma con quelli che fanno della falso malessere una condizione di vita scherzare è lecito, anzi un dovere sacrosanto.
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