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Il diabete lo porto via con me anche in viaggio, sia per vacanza che lavoro, piacere o impegno. E quando viene via con me, come oggi fuori di casa per un giorno e coi tempi contati a volte può capitare di distrarsi e dimenticare di avercelo appresso: il diabete. Avere con se il sensore glicemico addosso quando sono in trasferta è come avere un allarme antifurto in casa: quest’ultimo suona se intrusi entrano per rubare i tuoi bene, l’Holter lo fa per avvertirti che la tua glicemia scivola verso il basso (ipoglicemia) oppure schizza in alto (iperglicemia). Sta in ognuno di noi programma le funzionalità di allarme per le varie occasioni, e magari se siamo ad un’importante riunione di lavoro, ad esempio, meglio metterlo in vibrazione per non allarmare troppo i partecipanti, anche perché se il livello della glicemia scende sotto i 61 mg/dl l’allerta diventa sonoro comunque con messaggio sul display del microinfusore che avvisa di essere diabetico e fare tutte le procedure del caso. Certo sei sei in viaggio nel bezzo mezzo del Sahara, cosa rara, tutto questo penso serva a poco ma nella giungla urbana qualche utilità senz’altro ce l’ha.

Umorismo a parte quando si è in viaggio oltre a usare giudizio e fare a intervalli regolari il controllo della glicemia, così da prendere le misure necessarie in caso di necessità, non serve molto altro. La differenza la fa se abbiamo un diabete facile ad alterarsi o scompensato, allora il monitoraggio glicemico non solo è imperativo ma se guidiamo auto o motociclo la prudenza e attenzione diventano fattori vitali per noi stessi e gli altri. Il senso di responsabilità non è uno standard in dotazione con il diabete, come purtroppo si sa, e averlo per strada aiuta tutti: diabetici e non.