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La ricerca è fatta da istituti pubblici e privati, ospedali, università, imprese, multinazionali, laboratori, enti senza scopo di lucro, fondazioni e molte altre realtà così tante da rendere l’elenco lungo enorme e enciclopedico nelle dimensioni cartacee che digitali. La ricerca motore dello sviluppo e del progresso umano secondo il sentire comune e così è e dovrà essere. La ricerca a mio avviso è anche quella che ognuno di noi compie tutti i giorni, meno apparente e pubblicizzata ma sempre tale resta: un posto di lavoro, un luogo per le vacanze, la persona giusta con cui condividere la vita, gli amici per un uscita assieme, e in questi ultimi casi sta di fronte a noi il successo planetario di Facebook a conferma delle mie asserzioni.

Il periodo d’agosto consente di fare riflessioni un poco più intime tra me e i pochi ma fedeli letteri che hanno la pazienza di leggere i miei articoli, e allora a tal guisa ne approfitto per fare una riflessione molto specifica sul diabete e la ricerca, argomento molto ampio e trattato in questa sede. L’enunciato è molto semplice: come il miglior medico per il diabetico è se stesso, lo stesso punto cardine riguarda anche la ricerca. Il diabetico deve sempre essere alla ricerca della giusta chiave per trovare l’equilibrio nella malattia. Ecco perché la ricerca è importante, durasse una e tante vite ma non bisogna mai abbandonare il cammino, la fatica e l’impegno saranno prima o poi ripagati. Proprio di questo voglio oggi parlare:  un importante risultato  proveniente dal laboratorio di ricerca “Lambertini di Granarolo (BO)” (un poco di autoironia spero sia perdonata)  ottenuto dopo 47 anni di costanti indagini rivolte in campo disciplinare, dal sacro al profano, dal reale al surreale. Bene passato dall’era della siringa in vetro, a quella in plastica, poi alla penna ed ora da circa un anno mezzo al microinfusore d’insulina integrato con l’Holter glicemico che arresta l’infusione in presenza dell’ipoglicemia, ancora non ero riuscito a capire il perché di sbalzi repentini e inspiegabili nella glicemia. Poi un mese fa ho cominciato a prendere cinque gocce di Laroxyl tutti i giorni la sera prima di andare a dormire. Premessa: un anno fa la sera venivo sempre preso da mal di testa improvvisi a livello frontale e nelle tempie così decisi di chiedere un consulto medico ad un neurologo per via dei miei precedenti giovanili con l’epilessia legati alle convulsioni ipoglicemiche frequenti, scomparse nell’adolescenza. Il medico mi prescrisse degli accertamenti diagnostici: elettroencefalogramma, risonanza magnetica encefalica; entrambi i referti erano negativi per mia fortuna e lo specialista definì la natura delle emicranie di tipo tensivo prescrivendomi il farmaco precedentemente menzionato con un dosaggio estremamente minimale. Ora io d’innanzi a tale scelta restai perplesso e di mio sono sempre stato prevenuto verso medicamenti che investono la sfera psichica e mentale. Infatti qualche anno fa mi consigliarono l’impiego dello Xanax, un ansiolitico utilizzato ben poche volte, proprio per il timore di non cadere sotto una forma di dipendenza. Sempre per completare il quadro descrittivo in maniera sintetica, debbo in tutta onesta dire che sono sempre stato una persona introversa e preoccupata davanti ai problemi e difficoltà, di conseguenza tale condizione mi ha portato ad essere contratto nella postura fino agli episodi nevralgici ricorrenti a ondate nell’arco della vita,ed a scaricare le tensioni in completa autarchia, senza amici o persone cui condividere il mio stato fino a qualche anno fa. Dopo la visita neurologica menzionata e il positivo, utile incoraggiamento di una cara amica ho cominciato ad assumere il Laroxyl, farmaco catalogato sotto la categoria degli antidepressivi, con regolarità quotidiana. L’auto osservazione del mio stato a due settimane dall’inizio, in modo continuativo, del trattamento farmacologico ha visto tra le tante cose: la scomparsa delle nevralgie tensive, dei giramenti forti di capo al risveglio o comunque presenti all’atto di alzarmi dal letto, una notevole rilassatezza e distensione complessiva. L’altro aspetto fondamentale, e riguardante il mio diabete: da quando ho iniziato il trattamento farmacologico la glicemia è sempre stata livellata così come anche la pressione arteriosa, e quando si presentavano momenti d’innalzamento dei valori glicemici (lievi)  notavo, con stupore, il loro rapido rientro alla normalità. Oggi semmai si presenta un altro problema: mangio un po’ di più e noto come la glicemia sta posizionata su livelli medio – bassi. Al di là del personale entusiasmo per il risultato della ricerca posso senza ombra di dubbio giungere a una significativa conclusione: con o senza l’impiego di farmaci è basilare per un diabetico stare in condizioni di equilibrio e armonia interiore, nervosa, perché è di fondamentale importanza per mantenere il diabete ben compensato. Ultima annotazione: il risultato della ricerca è e resta di Roberto Lambertini, quindi non spendibile per altri, lo scrivo non per egoismo, razzismo ma in quanto credo nella personalizzazione della cura, ed ognuno deve trovare il cammino giusto da intraprendere. Il mio vuole essere solo un esempio condiviso di luce trovata dopo le tenebre. E la strada per trovare la via migliore nella vita con il diabete continua…..
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