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Alla soglia dei cinquant’anni di vita con il diabete 1 ne ho incontrati di medici: di alcuni conservo un ricordo molto intenso, di pochissimi uno pessimo, poi naturalmente le vicende vanno sempre soppesate e contestualizzate con l’epoca trascorsa. Il mio primo diabetologo fu il professor Cacciari (RIP) primario di endocrinologia pediatrica al policlinico S. Orsola di Bologna cui segui, al momento del passaggio nel mondo degli adulti, il dott. Luigi Bacci (RIP), poi il prof. Luigi Vannini responsabile del reparto e centro diabetologia, dopo un lungo periodo di latitanza dai controlli (17 anni), verso la fine degli anni 90 vengo seguito dal dott. Forlani e poi un poco a rotazione dai medici sempre del centro di diabetologia di cui sopra.

Il rapporto medico paziente con il diabete è particolare perché è la malattia stessa che lo fa essere tale, e se si riesce a instaurare un’empatia e comprensione dei problemi questo legame diventa quasi “parentale” poiché la patologia te la tieni per tutta la vita e finché il dottore non va in pensione pure.

Il Pantheon dei miei diabetologi è composto da: Luigi Bacci e Vannini; il primo aveva una schiettezza e umanità che per l’epoca era cosa rara da trovare, il secondo comincio con me a esplorare strade terapeutiche nuove e interessanti, con lui fui uno dei primi a testare il padre di tutti i microinfusori, ma allora lo strumento era una vera e propria ciofeca ed io avevo 18 anni. Non ho messo Cacciari per un semplice motivo: mi sentivo cavia di laboratorio ed è stato uno dei peggiori momenti della mia vita quegli anni trascorsi a svernare in ospedale.

Ora il mio Pantheon si arricchisce di un’altra diabetologa: ho appreso che la dott.ssa Anna Mustacchio è andata in pensione, e grazie alla suo impegno e grande professionalità ho raggiunto un buon equilibrio, compenso del diabete; inoltre devo a lei se oggi ho di nuovo messo il microinfusore dopo trent’anni con risultati veramente eccezionali per la malattia.

Egoisticamente parlando spiace sempre quando una persona importante non c’è più, ma sono contento dall’altro lato perché come ogni essere vivente lei potrà proseguire la sua vita dando il meglio di sé comunque, anche da pensionata, ne sono certo.

Ecco perché scrivo e dico: grazie dott.ssa Anna Mustacchio di cuore.

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2 pensiero su “Un grazie di cuore”
  1. Ciao Roberto,
    vorrei segnalarti questo link

    http://www.diabete.it/interviste/view.asp?ID=64

    ‘E una intervista al Prof. D’agostino, vi è descritta la sua storia, umana e straordinaria e le atroci condizioni sanitarie dell’Africa, che almeno per una parte si trova ancora nell’era preinsulinica: chi avesse il diabete I (e fosse intanto sopravvissuto a fame, guerra e sfruttamento intensivo) semplicemente muore.
    Il Prof. D¹Agostino, oggi novantenne, è stato il mio primo
    diabetologo e sono legato a lui da molto affetto, ammirazione e stima.

  2. Per me Bacci è stato il primo medico che mi ha insegnato a vivere col diabete 58 anni fa. Condivido il tuo apprezzamento. E anche di più. Mi segue ancora con i suoi consigli preziosi. Purtroppo non ha ottenuto ciò che meritava. Era troppo capace e onesto!

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