La frutta è una componente indispensabile nell’alimentazione di ogni essere umano e ancor più per il diabetico, in quanto fonte naturale di zuccheri complessi e fibre che aiutano a mantenere ben compensata la glicemia. Ci sono diversi frutti che fanno bene al diabete e ogni tanto passandoli in rassegna si ritrovano specie particolarmente interessanti e a noi sconosciuti, come il Nashi. Il termine “nashi” è giapponese e significa “pera”, diffusa in Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia.
Alla fine degli anni ’80 è iniziata la sua coltivazione anche in Europa, dapprima con notevole interesse che poi e’ rapidamente diminuito, tanto che oggi è considerata marginale ed il consumo interno alquanto limitato.
Le caratteristiche peculiari del nashi che lo differenziano dalla pera comune sono:
– la forma: rotonda e appiattita, simile a quella della mela (da cui il nome improprio di “pera-mela”);
– la polpa: compatta, succosa e croccante;
– il sapore: dolce e profumato;
– la buccia: liscia, di colore dorato-bronzato (negli esemplari più pregiati) o giallo-verde;
– il gusto: particolarmente dissetante e piacevole nella stagione estiva.
L’anno scorso ebbi modo di assaggiarla e ho trovato il frutto buono al gusto, molto succoso e dolce appunto, ma quello che mi ha colpito riguarda le sue proprietà nutrizionali. Un nashi pesa 83 calorie, 21 di carboidrati e 7 di fibre, quindi un peso in glucidi basso e una fonte elevata di fibre con tutti i benefici relativi per il nostro organismo e l’equilibrio glicemico.
Al momento gli aspetti problematici relativi al frutto sono legati proprio alla sua scarsa disponibilità nei nostri mercati, come si diceva prima, ma se avete la possibilità di trovarlo vale la pena di gustarlo.
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