E’ saggia l’arte dell’assaggio si chiede il saggio? Allor dunque l’assaggio è quel gesto che porta alla bocca una piccola parte della porzione di cibo cui altrimenti verrebbe introitata integralmente. Ecco l’assaggio rappresenta l’opposto dell’abbuffarsi. Annoiati da questa riflessione? Se la risposta è sì avete ragione in pieno. Infatti chi se ne frega delle elucubrazioni oratorie e mentali circa il sopraindicato argomento. Quando si parla di cibo ogni dottrina è di per sé cretina lo dico chiaramente e oggi qui non sto certamente a parlare di diete e altre cose che ci assomigliano: non interessa, invece quel che importa è ben altro. I diabetici di tipo 1 lo sanno che la dieta, la lista nera dei cibi, gli alimenti proibiti non esistono per loro: il punto importante risiede nel quantificare l’apporto di carboidrati in relazione al valore della glicemia per cercare di dosare in modo adeguato le unità d’insulina.
Ecco quanto detto finora fa parte dell’approccio da manuale rispetto all’alimentazione e francamente nella molteplicità e diversità delle situazioni presenti in ogni angolo del pianeta quanti saranno i diabetici che osservano realmente l’assioma? Non faccio statistiche e neanche le seguo nel proposito, come non mi interessano analisi sociologiche, una cosa la so: sul cibo ognuno alla fine fa quel che gli pare e piace. Oggi siamo attraversati da una ondata di piena epocale dedicata al salutismo: ogni cento anni c’è né una, la precedente avvenne negli 20 del secolo scorso, prima con il proibizionismo sugli alcolici poi con la tonicità fisica di regime a scopo marziale e bellico. Ma al di là di quel che si vende in vetrina e delle convinzioni, convenzioni poi alla fine ciascuno fa a modo suo.
L’assaggio, lo dico chiaramente, è una allegoria, il primo atto della commedia umana, l’avvio del processo di consumazione totale del piatto e dell’intero banco, della serie: posso fare un assaggino? E via poi a fare piazza pulita di tutta la mercanzia. La vita è fatta a tappe e momenti. Ripercorrendo la mia a ritroso nel tempo fin dall’infanzia, ricordo come me ne fregavo letteralmente di tutte le proibizioni collegate agli alimenti: quand’ero piccino e poi adolescente c’era una dicotomia tra mente e corpo. Mentre la prima mi faceva provare ogni tipo di cibo senza riguardo alcuno sulla quantità e presenza di zuccheri, il secondo poi provvedeva a mandare il segnale d’allerta giallo e molte volte direttamente il rosso. Il corpo alla fine voleva avere ragione. Il corpo il nostro involucro finisce sempre per esser lui a fare la parte del leone in tutti i casi: se mangi troppo ingrassi, con tutto quel che ne consegue; se sei magro comunque esageri col cibo poi finisci per stare male, nel caso del diabete oltre all’iperglicemia si incappa nella ancor più grave e pesante cheto acidosi con vomito e altro ancora; solo per fare alcuni esempi comuni.
Ognuno, chi più chi meno, è affamato di conoscenza e per sapere le cose devi provarle. Assaporare un cibo, misurare i propri limiti, cercare di capire come vanno le cose sono passaggi fondamentali per la buona esistenza di un individuo. Oggi faccio il moderato, la persona equilibrata sia con il diabete che nella vita, ma non rinnego il passato di errori, sbagli e prove perché andavano fatte e in fondo quando vivi e assaggi la vita in tutte le sue forme, manifestazioni ti evolvi e cresci; mentre al contrario non farlo è come restare un dipinto lasciato a metà, un casa incompiuta e anziché vedere i colori riconosci solo la scala dei grigi.