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penne e cavolfioreLa dimensione e la portata delle conoscenze e esperienze acquisite nel corso della nostra vita ci porta a trovare approcci diversi alla medesima. Alcuni di noi hanno rispetto ai comportamenti e stati della vita un orientamento intransigente, quasi dogmatico; mentre altri mantengono una direzione più flessibile, adattabile, laica. Dunque a mio avviso quest’ultima è gioco forza la vincente con il diabete, e non può essere altrimenti in relazione ai continui mutamenti in corso d’opera che intercorrono quotidianamente. L’unico dogma è il controllo della malattia e fare l’insulina, per tutto il resto oltre a mastercard ci vuole una mente aperta e adattabile alle varie mutazioni e reazioni collegate, derivate dallo stato della patologia.

Ma uscendo dalle dichiarazioni di principio e passando alla pratica i tre pilastri fondanti per un diabetico sono: glicemia, insulina, carboidrati. Oggi concentro l’attenzione su quest’ultimo aspetto ovvero i carboidrati. Sostanzialmente nel pianeta diabete convivono due scuole di pensiero: coloro che conoscono, praticano la conta dei carboidrati nei pasti all’interno della dieta alimentare; e chi invece ignora, non segue la pratica, non ne sente la necessità.

Tra i problemi di noi diabetici, in particolare di quanti hanno il diabete mellito tipo 1, c’è quello di calibrare l’alimentazione. L’uso del microinfusore è ormai entrato nella pratica quotidiana di un gran numero di persone affette da diabete mellito tipo 1. Il suo uso consente nel mio caso, come nella quasi totalità dei casi, una grande flessibilità nelle scelte alimentari. Infatti quando un diabetico è sufficientemente informato circa il contenuto in carboidrati della sua dieta, questi potrà variare la scelta dei cibi ed adeguare ed infondere con precisione la quantità di insulina necessaria a “metabolizzare’ i carboidrati presenti in un pasto, in particolari situazioni, come dolci, cibi impegnativi e ciò rappresenta un gran bel salto di qualità. Nella sostanza l’impiego di un microinfusore consente di spalmare, distribuire l’insulina con estrema precisione, fermo restando che è il diabetico stesso a stabilirlo, ma con una premessa fondamentale: deve ben conoscere cosa mangia, quanti carboidrati o zuccheri contiene la propria dieta ed il valore glucidico degli alimenti. Infine deve tenere conto della propria capacità di metabolizzare i carboidrati in funzione della dose di insulina, variabile questa che è individuale ed è espressione della cosiddetta “resistenza insulinica periferica” e l’assorbimento più o meno rapidi dei glucidi.

Ecco tirate le somme la mia pratica quotidiana nella conta dei carboidrati è presto detta: prima di passare la microinfusore effettuavo un conteggio pedissequo dei medesimi ad ogni pasto e spuntino; poi con l’arrivo alla pompa ho ridimensionato l’articolazione del controllo. Oggi la conta dei carboidrati la effettuo praticamente a cena e coi spuntini, mentre a colazione e pranzo vado ad occhio, ovvero con un parametro mnemonico collaudato di individuazione della porzione e conseguente fabbisogno d’insulina. Concludendo il diabetico, ognuno di noi, troverà la via personale e migliore per destreggiarsi tra valori nutrizionali, carboidrati e unità. Occorre sapere che non c’è un sistema unico per tutti.