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EssenzaUn giorno il padre di una famiglia molto ricca mandò suo figlio a fare un viaggio in un paese povero con l’intenzione che suo figlio vedesse come vivevano i poveri e che doveva essere grato per la sua ricchezza. Lui è rimasto due giorni e due notti in una fattoria di una famiglia povera. Dopo il ritorno dal viaggio, il padre chiese: – Com’è andato il viaggio? – Molto bene, padre. – Hai visto come vivevano i poveri? – chiese il padre. – Si. – Allora che cosa hai imparato da questo viaggio? Il figlio rispose: Noi abbiamo una piscina grande fino alla fine del giardino, invece loro hanno un ruscello infinito. Noi abbiamo un giardino illuminato con delle lampade comprate, loro invece hanno le stelle durante la notte. Il nostro cortile è molto grande, ma loro hanno tutto l’orizzonte. Noi viviamo in un pezzo di terra, invece loro hanno a disposizione terreni ampi. Noi abbiamo i servi che ci servono, mentre loro servono agli altri. Noi lo compriamo il cibo, ma loro lo seminano e lo mietono il cibo. Noi abbiamo il terreno circondato col muro per la protezione, invece loro hanno i loro amici che li proteggono. Dopo quello che ha detto il figlio, il padre è rimasto senza parole. Poi il figlio gli disse: “Grazie padre, per avermi mostrato quanto siamo poveri”.
— Kristiano Loshi

Nel toccare gli elementi che ogni giorno ci passano per le mani ritroviamo una certa frequenza dentro ogni comportamento, tanto da farlo quasi diventare una mania, ma dove sta la linea del confine tra misura e eccesso?  L’interrogativo posto ha una valenza universale e una ricaduta particolare, speculare nel diabete, nelle azioni messe in pratica da un diabetico. Quando la povertà intesa non solo come stato materiale ma intellettuale, cognitivo e relazionale diventa un fattore determinante nel procurare un divario incolmabile per la gestione e cura quotidiana del diabete il problema assume dimensioni veramente impressionanti e critiche non più ignorabili credo.

I canali d’informazioni in ogni loro forma espressa: rete, televisione, radio e stampa, mettono ripetutamente in evidenza come il propagarsi e aggravarsi del diabete tra le fasce di popolazione povera, o sarebbe meglio dire priva d’istruzione e informazione, rappresenti  un fatto di proporzioni incalcolabili e con effetti sull’equilibrio  dell’intero ecosistema non più occultabili.

Ancora una volta è chiaro come informazione è potere e dobbiamo rivendicare il diritto a essere educati e informati nella vita, come tutto questo diventa di basilare importanza per la nostra sopravvivenza con il diabete stesso: una condizione indispensabile per essere appieno padroni della nostra esistenza. Ricordo tutto questo poiché sempre più spesso in verità ce ne freghiamo di quanto sopra espresso. Fossimo soli avrebbe, forse, un senso, ma essendo società e facendo sistema così non è.