Le performance sono e possono essere di varia natura: fisica, intellettuale, gastronomica, creativa e via enumerando. Alcuni le fanno motivati per spirito competitivo altri semplicemente per esserci e dare qualcosa alla comunità d’appartenenza. Solitamente le performance migliori, quelle memorabili sono a sorpresa da chi meno te lo aspetti. Ecco col diabete nel suo piccolo accade lo stesso meccanismo.
Noi diabetici siamo un poco tutti cronometristi in fondo: quando prendiamo il nostro glucometro e attendiamo i cinque secondi del risultato della glicemia è, per fare un paragone, come registrare il tempo di corsa sui centro metri col cronometro no? E l’effetto del risultato quando inaspettato, in positivo o negativo, è lo stesso a livello emotivo di una sconfitta o vittoria in una gara.
Il diabetico allenato a seguire il buon compenso glicemico è un po’ come un atleta: segue sullo score (il diario) la media della prestazioni giornaliere e settimanale e cerca di migliorarle sempre in corso d’opera. Se non riesce va a rivolgersi al suo coach (il medico diabetologo) per cercare di cambiare strategia e schema.
Io è quel che cerco di fare regolarmente da almeno quindici anni a questa parte, con alterni successi e insuccessi. E negli ultimi due anni ho raggiunto la costanza nelle prestazioni ottimali con medie di valori sostanzialmente in equilibrio.
Ma non è il solo dato importante e significativo raggiunto, ho fatto giorni fa un calcolo sul tempo impiegato in una giornata per ragionare e valutare sul come gestire volta per volta il controllo glicemico in rapporto alla somministrazione d’insulina e apporto di carboidrati col consumo di calorie. Ebbene La curva temporale di impegno richiesto è andata a scivolare dal vertice di otto anni fa con due, tre ore giornaliere; ai trenta minuti di oggi.
Pertanto sono arrivato a dire: minor tempo richiesto e miglior performance; uguale miglioramento della qualità della vita e dell’umore oltreché del diabete.
Voi direte: bella forza sei uno che fa molto movimento e sport. Sbagliato: sono piuttosto accidioso e pigro, anche se è vero che cammino molto a piedi poiché non posseggo auto e patente. Riaffermo tutto ciò poiché col diabete 1 la sedentarietà non è il vizio capitale n. 1 come nel tipo 2, semmai il non controllarsi quotidianamente la glicemia e fare, adeguare la dose d’insulina. Poi alzare il culo dalla sedia fa bene eccome: guai a me, a voi se non lo fate!
A tal proposito la prima settimana di rientro dalle ferie e col sensore addosso ha segnato un valore glicemico media pari a 150 mg/dl continuando a mantenere una buona andatura nonostante il movimento ridotto.