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Torta alla noccioleLa ricerca a qualsiasi livello essa sia richiede non solo tempo e forza di volontà ma molta pazienza e quest’ultima è fondamentale per raggiungere ogni volta una tappa del percorso tesa a raggiungere qualsiasi traguardo nella vita. L’armonia ed equilibrio interiori sono la nostra forza e le basi per farcela, senza basta un niente per perdere tutto.

Posso assicurare come nella vita con il diabete pazienza, armonia e caparbietà sono i tre pilastri per raggiungere un’esistenza buona e mantenere dei risultati discreti. Il percorso sembrerà arduo da raggiungere per alcuni, mentre per altri un gioco da ragazzi, ma alla fine lo si raggiunge. Io appartengo alla prima specie di diabetici: quella che ha impiegato, per diverse ragioni familiari, culturali e formative, quarantacinque anni per arrivare al risultato di un compenso glicemico stabile.

Tale percorso fatto a tentativi: prima con un diverse formule di calcolo e spalmatura degli schemi e dosi d’insulina nell’arco della giornata, poi con la conta dei carboidrati abbinati ai dosaggi, quindi un’articolazione alternata tra computo dei glucidi e collocazione dell’insulina basale in serale e notturna, poi la sostituzione della rapida a pranzo con una premiscelata 70/30 per rafforzare la Lantus.

Comunque in tutto il predetto quadro restava in fondo sempre presente  un contesto di alti bassi glicemici piuttosto marcati nell’arco dei sette giorni con risultati della glicata i quali comunque si fatica va a mantenere tra i 7 e 7.5, mentre comunque incombeva il problema dei picchi d’intermezzo non letti in modo chiaro e univoco ma ben presenti.

E infine il passaggio che porta ai giorni nostri con l’impiego del microinfusore e sensore glicemico: senz’altro la chiave di volta per ottenere una stabilità glicemica costante e contenere con più successo la minaccia ipoglicemica incombente, oltre alle complicanze già appalesate nel passato recente. Nel corso di questi due anni la glicata a mantenuto una stabilità oscillante sempre tra 6.7 e 6.8.

Ma per un diabetico di tipo 1 con cinquant’anni di malattia sulle spalle resta un problema irrisolto: l’effetto della gastroparesi produce un rallentamento nell’assorbimento dei nutrienti e conseguente rimbalzo iperglicemico a distanza di 4, 5 ore dal pasto.

Or bene ho schiacciato la palla al canestro ed oggi anche questo ultimo ostacolo è stato risolto e addomesticato come? Grazie all’impiego del bolo a onda doppia 50 a 50, ovvero, ad esempio, 4 unità d’insulina di cui 2 infuse subito e le restanti 2 spalmate lentamente nell’arco delle due ore successive (ma il lasso di tempo può essere esteso o ridotto a seconda delle esigenze), così da coprire al meglio la tenuta della curva glicemica in relazione alla sua proiezione post prandiale. Ed oggi oltre a mantenere controllata la glicemia non rinuncia più  a nulla, con somma gioia!