La vergogna è un sentimento che accompagna l’auto-valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri; da una parte è una emozione negativa che coinvolge l’intero individuo rispetto alla propria inadeguatezza, dall’altra è il rendersi conto di aver fatto qualcosa per cui possiamo essere considerati dagli altri in maniera totalmente opposta rispetto a quello che avremmo desiderato.
A differenza dell’imbarazzo, che si sperimenta esclusivamente in presenza degli altri, ci si può vergognare da soli e per lungo tempo; inoltre, mentre l’imbarazzo sorge per l’infrazione di regole sociali che possono anche non essere condivise, la vergogna è il segnale della rottura di regole di condotta alle quali personalmente si aderisce.
Nel bagaglio complesso di comportamenti e sentimenti appartenenti alla condizione e patologia diabetica la vergogna e anche l’imbarazzo ne fanno parte in termini percentuali sull’insieme complessivo tutti da verificare poiché in questo campo, così come sull’intera sfera legata agli effetti nell’individuo e nel riflesso sociale di una malattia cronica e ad ampia diffusione tra la popolazione in Italia non sono mai stati condotti studi e indagini utili per migliorare sia la vita del diabetico che la qualità dei servizi offerti dalle strutture sociali, e monitorare le ricadute.
Il diabete oggi non rappresenta più un tabù e uno cosa ignota da affrontare e capire, ma uno fatto da vivere e affrontare senza complessi, anzi c’è un fetta sempre più ampia di persone che fa di tutto: sport e attività fisiche estreme o comunque molto impegnative senza sorta di difficoltà e problemi esterni o personali. Ecco nonostante l’emancipazione da una visione negativa della malattia permane quel sentimento di vergogna e difficoltà ad esprimere il vissuto e accettarlo con determinazione.
Sia chiaro vergognarsi e avere imbarazzo è umano, non lo diventa più quando si fa sistemico e continuo. Io l’ho provato dall’esordio del diabete fin verso i trentacinque anni d’età, in calando, assieme a un forte senso di frustrazione per non venirne a capo di schemi, unità d’insulina in più, in meno, glicemie fibrillanti, ondivaganti e altalenanti. Oggi mi sono emancipato dal diabete e dai suoi soloni di vario tipo: non mi vergogno più, ma senza voler salire in cattedra o fare prediche dal pulpito desidero fare una considerazione finale.
Quando andate alla visita di controllo del diabete e trovate un medico che fi cazzia per risultati del controllo glicemico e glicata non buoni, nonostante il vostro impegno e determinazione per cercare di renderli positivi o comunque decenti, non abbiate vergogna o imbarazzo ma con altrettanta fermezza e risolutezza esigete una soluzione anziché rimproveri o quant’altro. Sapete perché alcuni diabetologi fanno così? Perché sono i primi a sapere che il diabete è una rogna da gestire pertanto siccome lo sanno non possono e debbono fare gli gnorri e fateli lavorare (senza vergogna loro e non vostra).