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DogPuò piacere o meno  trascorrere la vita con una malattia catalogata come inguaribile qual è il diabete tipo 1. Non piace di certo quando ci si danna come dei forsennati per cercare di trovare un percorso di equilibrio accettabile della glicemia senza riuscirci, nonostante tremila tentativi fatti nell’arco della giornata, tra dosi  dell’unità d’insulina da iniettare calate, corrette, rialzate, posticipate, anticipate, intramezzate e spezzettate, rapide, ultrarapide, premiscelate, basali. Calcoli approssimativi, fatti al millesimo, analizzate al nanogrammo dei carboidrati a pasto. Niente di fatto: allora ipotesi su possibili interferenze per un’altra malattia, infenzione, cambio ormonale, eccesso di attività fisica, pressione emotiva, stress.

Poi senza un apparente motivo il ciclo cambia e all’improvviso si passa dall’inferno al paradiso: glicate pressoché perfette, conservazione dell’equilibrio glicemico senza dover fare calcoli algebrici dei boli, delle unità iniettabili. La conta dei carboidrati viene scontata, anzi addirittura omessa, e tutto resta compensato.

No lettori non è un sogno! Si tratta di realtà oramai presente e dominante da almeno sei mesi buoni e con un escalation nell’ultimo.  La banda di oscillazione della glicemia si incunea tra 80 e 130 mg/dl, e picchi glicemici dopo il pasto non superano i 160 mg/dl. Praticamente senza ipoglicemia e iperglicemia nelle ultime settimane: tutto registrato e documentato sia dall’Holter glicemico che dal prelievo tradizionale dal dito e lettura col glucometro. Mercoledì scorso ho fatto gli esami del sangue e la glicata  è fissa come una colonna d’Ercole ormai da più di un anno ovvero 6.7 = a 50 rispetto al precedente controllo. Ma la cosa veramente unica nella mia storia con il diabete riguarda quanto accaduto dopo il prelievo in ambulatorio: controllo la glicemia e stava a 80 mg/dl e vado a fare colazione solo che mi sono detto – voglio provare a non fare il bolo normale, anzi non lo faccio proprio per non far scendere il livello di zucchero nel sangue e mangio una brioche dolce ripiena di marmellata con cappuccino, poi passeggio normalmente per quindici minuti. Risultato finale senza bolo colazione a tre ore dal pasto glicemia uguale 160 mg/dl! E non è finita qui: nel corso del mese di luglio il fabbisogno di insulina infuso si è praticamente dimezzato a fronte di un consumo alimentare invece aumentato, tanto che mi trovo a pesare ora 75 chili (record personale) e per la prima volta debbo calare di almeno 5 kg.

Tutta questa è una tappa di un uomo con cinquant’anni di diabete 1 quasi tutti passati in scompenso e con valori glicemici da vette Himalayane, in particolare nell’infanzia e adolescenza, ma che non alla fine i conti è riuscito a farli tornare.

Invece la storia a seguire è un messaggio postato nel gruppo omonimo presente nel social network: Facebook da Antonio Floramo diabetico tipo 1 dall’età di quindici anni e oggi ventuno anni compiuti.

Buongiorno Isola come va? Spero vi state godendo a pieno l’estate e se ancora lavorate spero lo facciate al più presto.

Bene ed ecco che arriviamo al motivo di questo post.

Con grandissima gioia vi annuncio l’ultima mia emoglobina glicosilata: 5.9

Questa mia ultima emoglobina è il risultato del mio lavoro iniziato nel novembre del 2011, quando per avere maggiore libertà e autonomia intrapresi (essendo microinfuso) il “cammino” del calcolo dei carboidrati.

Ricordo i primi tempi che avevo una grandissima paura, perchè per me era tutto un mondo nuovo.

Dopo aver sistemato le basali ed i rapporti insulina/ carboidrati, ho subito provato nuovi alimenti che ormai da tempo per paura e per incapacità nell’agire avevo totalmente messo da parte.

Alimenti come merendine, come qualche vaschetta di patatine fuori casa con gli amici, biscottini ecc…

E dopo svariati test finalmente le glicemie post prandiali rientravano nel range giusto.

Ed ovvio che ogni tanto qualche iper ci scappava ma dobbiamo pur ricordarci di essere “dolci” ogni tanto no?

Comunque, di sicuro il calcolo dei carboidrati non significa non avere mai più iper ed ipo oppure “mangiare molto, perchè tanto calcolo tutto”, questo mai anche perchè ci rimettereste e non poco con il peso.. Ma come vi dicevo prima vi darà una certa autonomia e libertà.

Direte voi “beh è tutto qui?”.. ovvio che no!

Per raggiungere determinati risultati, oltre una SANA ALIMENTAZIONE e l’attività fisica ( a me già fa effetto una passeggiata di 15 minuti) c’è dell’altro…

Particolare rilevanza ha anche lo stato emotivo, o per meglio dire se si è stressati o meno.

Molti di voi (non è una novità) sicuramente avranno notato che le glicemie salgono sempre più su analogamente allo stress. Bene, in un certo senso non ho agito solo dal lato del diabete ma ho cercato anche di ritagliare qualche spazio per me, così da prendere del tempo libero per fare quello che più mi piace fare.

Insomma delle attività “rilassanti” se così possiamo dire.

Per concludere, ciò che vi voglio dire è che sì, la vita con il diabete molte volte non è facile anzi hai qualche preoccupazione in più, ma tutto sommato gli obiettivi si possono raggiungere trovando degli equilibri.

Certo non smetterete mai di imparare in tutti i casi, sarà come un continuo apprendimento.. Ma fidatevi, ne varrà la pena!

Io comunque non smetterò mai di ringraziare Roberto Lambertini e Gabriella Rugolo perchè ogni volta mi ascoltano pazientemente e sono sempre pronti a consigliare ed incoraggiare.. e non solo nell’ambito del diabete!!

Comunque sia, spero di non avervi stressato troppo e vi mando a tutti un caloroso abbraccio! 🙂

Ecco come dicevo due storie, due percorsi diversi con un comune denominatore: stare bene con il diabete si può, si deve che sia una vita o un giorno si arriva al traguardo e come? Uno deve avere certo la volontà di suo questo sì ma per raggiungere l’obiettivo occorre fare gioco di squadra con due mosse importanti: il team della diabetologia integrato e il contatto vivo e costruttivo, il sostegno reciproco tra noi diabetici. L’unione fa la forza.