Come avevo già anticipato agli abbonati della newsletter del blog a cominciare da oggi e per ogni giovedì d’agosto pubblico un mini racconto di vite dove il diabete c’è ma non in primo piano e mi auguro possano essere di stimolo per la nostra comune meditazione durante questa parte dell’anno di vacanza e tempo libero.
Giacomo voleva sapere quali risposte si celavano sotto i propri piedi, camminare sembra apparentemente un gesto quotidiano comune, invece richiede attenzione e molto rispetto, poiché ad ogni passo fatto si lascia una impronta sulla terra e si calpesta un traccia lasciata. A tutto c’è profondità e immersione sia in terra come in acqua. Il nostro uomo nonostante il diabete e le diverse pratiche quotidiane per tenerlo in asse (punture d’insulina, glicemia), voleva fare tutto e soprattutto andare a fondo, per esplorare la terra fin dove era possibile.
La volontà è determinante in ogni lato e risvolto della vita e Giacomo ne aveva tanta, così da cominciare a prepararsi ed esercitarsi per diventare speleologo: riuscendoci senza paure e confini alle mete poste da raggiungere. Naturalmente tutti i suoi compagni di cordata sapevo del diabete: e cosa c’è di strano tra fare alpinismo o speleologia con la malattia? Cambia solo il punto di vista.
Lunghe le diverse esplorazioni sotterranee trovava sempre spunto per fare e scrivere osservazioni non solo dei luoghi visitati, ma anche estemporanee rivisitazioni delle vita e dintorni. Un esempio sta in questo appunto attuale, breve e pregnante per cominciare la serie di “puntate letterarie” d’agosto del blog.
Da millenni l’uomo cerca in tutti i modi di conoscere in anticipo il futuro, un infinità di persone vorrebbe sapere nei dettagli cosa gli riserverà. Io su tutti ho sperato di conoscere il mio futuro, ricordo che una volta mi sono anche fatto leggere la mano, poi ieri mi sono chiesto se davvero sarebbe stato bello conoscere il mio futuro. Mi sono dato una risposta e ho capito che l’unica cosa che vorrei sapere del futuro; la combinazione del Superenalotto, il resto preferisco non saperlo perché sarebbe come leggere un romanzo giallo dopo avere spiato la fine, in quel caso anche il miglior romanzo non ti darebbe il brivido che potrebbe darti il peggior romanzo di cui però non conosci la fine. Cosa c’è di più affascinante del mistero, cosa ti da la stessa adrenalina di aprire una porta buia senza sapere cosa ti aspetta dietro a essa, cosa ti da la stessa emozione che senti prima di un esame? Niente. La vita di ognuno di noi perderebbe quel qualcosa che la rende unica, sia nei suoi momenti belli che in quelli brutti. Chi di voi è genitore, ricorda con esattezza non solo il momento in cui è nato il proprio figlio ma anche il momento in cui vi hanno detto se il vostro figlio sarebbe stato un bambino o una bambina, oppure il momento in cui avete scoperto che da li a poco sareste diventati genitori, avreste avuto la stessa esplosione di gioia se nel momento della vostra nascita vi avrebbero consegnato un diario con su scritto tutta la vostra vita? No, non penso. Questo è il mio primo monologo, non so come andrà a finire, potrei essere coperto di applausi oppure distrutto dai fischi, se prima di iniziare mi avrebbero fatto vedere come andava a finire, molto probabilmente nel caso avessi visto fischi non sarei salito sul palco, e nel caso contrario non avrei avuto la stessa concentrazione che o ora. Io ho quasi finito e comunque andrà a finire nessuno mi toglierà mai il tremore che avevo prima di iniziare e la notte insonne a fantasticare su questo momento, signori miei non abbiate fretta di conoscere il futuro perché rischiate di perdervi il presente.