Il voyeur e il grande fratello cosa centrano con il diabete? Ci stanno eccome: sia in senso passivo che attivo, ora vi spiego meglio. Mettete una microtelecamera nascosta mentre vi fate il controllo della glicemia fuori casa, oppure iniettate l’insulina, o ancora armeggiate col microinfusore, beh vi accorgerete allora di quanti sguardi si concentrano attorno a voi. Sia chiaro in massima parte viene naturale, spontaneo basta pensare a quanti davanti a un incidente stradale si fermano a guardare se ci sono morti o feriti, oppure ai mitici “umarells” termine dialettale bolognese che indica i vecchietti (maschi) fermi a guardare i lavoratori dei cantieri, il traffico autostradale dal cavalcavia e molto altro ancora. Insomma guardare fa parte del DNA maschile retaggio primitivo del predatore e procacciatore d’ogni genere di cose per farla breve.
E nella cronistoria diabetica in diverse occasioni è capitato di sentirmi fare domande da uomini e, sporadicamente, qualche donna (anziana), sul cosa facevo con l’orologio (glucometro), perché mi bucavo il dito e non le orecchie? Come mai usavo la penna per fare i segni sulla pelle? Solo per fare alcuni sporadici ma significativi esempi. Oggi che ho i capelli viola e la barba verde non mi pongo più problemi se qualcuno mi fa domande del genere predetto, anzi son sempre lì che aspetto un quesito apposito, ma nessuno chiede più niente: peccato!
Ma c’è una sfera del voyeurismo a scopo tecnologico e terapeutico che impatta direttamente sul nostro essere diabetici, e nei genitori dei piccoli affetti da tal patologia, riguarda l’essere sempre tesi e protesi a guardare cifre, valori e grafici del controllo quotidiano della glicemia. Se da un lato fare il controllo è un atto necessario e responsabile per il controllo del diabete e la ricerca di un equilibrio nel livello degli zuccheri presenti nel sangue, dall’altro si possono presentare forme non raccomandabili sotto il profilo attivo nella vita quotidiana di mantenimento della regolarità.
Tutta la cascata continua di dati, ormai un flusso costante e inarrestabile nel quotidiano del diabetico, porta ad avere, nella fase iniziale di familiarizzazione con i congegni tecnologici, un occhio sempre presente e vigile davanti allo schermo del glucometro e del microinfusore con il sensore glicemico inserito (per chi ne è dotato).
Naturalmente il zuccherino secchione o superdotato intellettualmente e tecnologicamente possiede una padronanza certa sulla dotazione strumentale in possesso senza problemi di sorta. La musica cambia per chi è meno avvezzo a tutta la baracca di gadget disponibile, con il rischio di andare in autoipnosi da grafico dell’Holter, un poco come accadeva in antichità nel tenere sempre all’orecchio la radio portatile per ascoltare la cronaca della partita di calcio. A questi dobbiamo prestare attenzione perché se il monitoraggio glicemico a livello domestico diventa una mania ossessiva e compulsiva allora la faccenda cambia significativamente, ed occorre attenuare il “fenomeno”, cercando di portare a equilibrio non solo la glicemia ma anche la nostra mente.