Ieri sono per la seconda volta consecutiva sono andato fare la visita di controllo del diabete nel giorno del mio compleanno: singolare no? Certo fare i cinquant’anni con la malattia e cinquantadue d’età può apparire una estemporanea scelta ma debbo dire come la cosa mi lascia indifferente. Nel corso di tanti anni, a partire già dall’adolescenza, avevo disperso la consuetudine di festeggiare il compleanno, sostanzialmente per due ragioni: avevo e ho pochi amici per non dire nessuno, poi la data di nascita coincide con un infelice periodo del calendario, una sorta di terra di nessuno tra le vacanze appena finite e la ripresa del lavoro.
Finita la digressione autocelebrativa torno all’argomento vero e proprio del post: il controllo medico del diabete. Ora di arrivo 08,30. Per la prima volta dopo sette anni mi fanno l’accettazione presto e debbo presentarmi a digiuno per la glicemia prima della visita: mah!?! La precedente visita aveva battuto i record d’attesa degli ultimi cinque anni con un totale di quattro ore e trenta minuti: e questa volta? Ogni appuntamento è sempre un momento per rilasciare autografi al personale paramedico miei fans, in particolare comincio dispensando firme per la prescrizione medica di accettazione alla visita e registrazione della medesima nella banca dati del servizio sanitario regionale, dopo di che vado in laboratorio a consegnare la provetta delle urine delle 24 ore e fare la glicemia non a digiuno, la quale, a tre dalla colazione, è uguale a 154 mg/dl.
Terminate le procedure preliminari arriva la fase più dispendiosa in termini di tempo: l’attesa; oggi per fortuna si risente ancora del clima da vacanze e l’affluenza di diabetici non è massiva pertanto spero di cavarmela in meno tempo. Certo che quando uno viene qui la prima volta un po di strizza gli viene: anche se buona parte dei diabetici tipo 2 over 65 li hanno “sbolognati” ai medici di base l’età media dei frequentanti è sempre molto alta e oltre i sessanta, inoltre le condizioni degli assistiti sono piuttosto malconcie – tra dializzati, amputati, non deambulanti e vedenti e con altre analogie l’attesa in corridoio per un neofita si fa piuttosto sofferta, poi ogni tanto c’è qualcuno che sta male e viene portato al pronto soccorso e allora capisci il perché della barella presente nella hall.
Ogni volta dotato della più ampia dotazione documentale e tecnologica riesco ad essere pronto per lunghe fasi di transizioni e anche estraniarmi dalle circostanti lamentazioni: c’è quello che non riesce a mangiare la pasta perché poi si alza la glicemia, l’altro non si alza più causa diabete e altre complicanze, il tipo smemorato non sa quanta insulina ha fatto due ore prima. E via di seguito. Allora mi concentro sulla scaletta di argomenti da porre al diabetologo, rileggo la stampata del diario delle glicemie scaricato dal microinfusore. Ed infine navigo, saltello in qua e la nella rete con l’Ipad, e così passa il tempo e arriva il momento di entrare per la visita. Totale attesa: un’ora.
Ordunque che la visita abbia inizio. Il medico dopo aver consultato i dati degli esami di laboratorio (glicata in testa) conferma con gran compiacimento il buona andamento e compenso glicemico, con una stabilità pressoché granitica da oltre un anno. La lettura del diario fa emergere la necessità di limare al ribasso un pochino la basale della fascia serale e notturna così da ridurre il rischio di abbassamenti glicemici nella fascia diurna. Resta inalterato e irrisolto la questione dovuta al valore elevato della pressione sistolica al mattino, come la necessità di calare di una paio di chili.
Alla luce del quadro confermato dai valori sul campo la prossima visita viene programmata tra tre mesi e così l’accertamento odierno ha termine dopo trenta minuti. Tutto bene dunque e tempo totale: due ore, meno della metà dell’altra volta. Un regalo per il mio compleanno.