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AutunnoCerto che chiamare autunno questo periodo dell’anno si comincia a fare fatica: occorre uno sforzo di immaginazione mescolato a pigrizia e abitudine mentale nel continuare a farlo, è vero ci sono state giornate con punte di abbassamento delle temperature piuttosto sensibili, ma nei giorni scorsi la mitezza climatica era tale da far essere l’attuale frangente stagionale una primavera. Ci fa ricordare il cambio di stagione l’appena avvenuto cambio dell’ora da legale a solare e comunque l’accorciamento sensibile del periodo d’insolazione che ci porterà inevitabilmente all’inverno astronomico.

Certo siamo agli antipodi dell’era glaciale, fase possibile origine della forma autoimmune del diabete. Secondo una ricerca elaborata dall’Università di Helsinki (Finlandia) durante la predetta era l’Homo Sapiens per cercare di sopravvivere alle avverse condizioni climatiche per un certo periodo dell’anno andava in letargo così da tentare di preservare l’organismo dalle fasi più rigide dell’epoca, così come facevano altre specie di mammiferi e in parte continuano a farlo ora (vedi l’orso). Molto probabilmente i corpi dei nostri antenati durante la letargia avevano rallentato la loro produzione d’insulina, consentendo di aumentare il livello di zucchero nel loro sangue, così da sopportare meglio le temperature rigide. I nostri antenati avevano anche qualcosa chiamato “grasso bruno”, un tipo di grasso che genera calore fintanto che è combustibile. A differenza di molti altri tessuti, non ha bisogno d’insulina per portare lo zucchero nelle sue cellule. Il problema è che la maggior parte di noi non hanno molto più grasso bruno, E quelli che ne hanno abbastanza sono coloro che vivono in modo permanente nel freddo estremo, come gli abitanti degli igloo. Con la nostra tecnologia moderna, il costante riscaldamento nelle nostre case e automobili, non siamo più esposti a questi tipi di freddo. Nella sostanza, il loro diabete funzionava come un anti-gelo, e poiché avevano molto grasso bruno, le loro glicemie non hanno mai raggiunto livelli critici e sono stati in grado di sopravvivere.

Passando oltre alle disquisizioni circa i mutamenti climatici certamente influisce sulla nostra glicemia e il diabete un repentino calo della temperatura ambientale esterna, d’altronde il nostro organismo si deve adattare alla nuova condizione, inoltre il freddo provoca una vasocostrizione nel sistema circolatorio che va ad incidere anche sui valori della Hba1c. Prendere coscienza di questa situazione ci aiuta ad assumere alcuni accorgimenti utili nel prepararci ad affrontare nel modo migliore la stagione invernale.

Prima di tutto l’attività fisica si può fare in qualsiasi stagione (all’aperto come al coperto); poi si possono fare delle micro variazioni nell’alimentazione, tipo un leggero aumento dei grassi (vegetali, come l’olio di oliva in primis) a pranzo e cena, accompagnato da un leggero decremento dei carboidrati.

Ognuno di noi ha la sua diversità, e cose che fa valgono per me non lo sono altrettanto per te; quindi la cosa migliore, e sempre da fare, e di controllare la glicemia in particolare durante i cambi e variazioni del clima. Solo con adeguato autocontrollo si può capire come andiamo e fare le necessarie correzioni al nostro regime di vita.