Scherzetto per Halloween: ho riesumato dal mio archivio storico un articolo comparso nel 1975 sul settimanale “Famiglia Cristiana” a firma del dott. Roberto Klinger, diabetologo milanese scomparso da tempo e all’epoca considerato uno dei migliori a livello nazionale, sull’autocontrollo del diabete, penso di fare cosa gradita nel riprodurlo integralmente così per farsi un’idea di cosa è cambiato dopo quasi 40 anni. Buona lettura da Zio Roberto.

Lo specialista diabetologo non trascura occasioni per ribadire, allo scopo di esercitare opera di convinzione sui pazienti, che un controllo assiduo rappresenta la base per una buona conduzione terapeutica del diabete. Conduzione che ha lo scopo principale di rendere la malattia meno pericolosa, prevenendone o limitandone e complicanze generiche e specifiche.

In realtà nei nostri ambulatori la frequenza dei controlli, anche dei più semplici, è condizionata dal numero degli assistiti, correlatamente alla disponibilità del medico e dei servizi, in rapporto alle strutture assistenziali.
I controlli abituali vengono, quindi, programmati in modo da soddisfare accettabilmente la media delle esigenze, sia pure concedendo maggior tempo e attenzione alle forme più impegnative.

E’ chiaro, tuttavia, che anche gli ambulatori più organizzati sono generalmente in grado di realizzare quel controllo serrato della malattia, che dovrebbe essere applicato coerentemente con l’impegno di un orientamento preventivo, cioè di una attiva opera di controllo.

D’altra parte, occorre considerare che la frequenza del controllo viene ad essere limitata anche dalla disponibilità dei pazienti stessi, in rapporto agli impegni individuali e sociali, cosicché una maggiore assiduità potrebbe essere sollecitata soltanto alle persone meno occupate.

Esiste quindi il problema di aggirare questa limitata disponibilità globale, praticando controlli che integrino quelli abitualmente previsti, pur senza gravare sotto il profilo economico.

Ciò è possibile soltanto abituando i pazienti a praticare da sé, o nell’ambito del proprio ambiente, quegli esami semplici (essenzialmente glicemie e urine) che sono indispensabili per valutare, assieme ad altri elementi, l’andamento della malattia e le eventuali terapie o correzioni necessarie.

E’ indubbio che il rilievo frequente e tempestivo di questi dati può consentire al medico non soltanto valutazioni più sicure della malattia, specie nelle fasi difficili o nel diabete instabile, ma anche possibilità di un pronto intervento (talvolta per via telefonica), che non sarebbe in altro modo realizzabile.

A sua volta, il paziente può trarre da tale controllo altri motivi di vantaggio. Anzitutto il beneficio derivante dall’assiduità dei controlli, quindi l’utilità di una collaborazione più sistematica con il medico (la quale consente una maggiore conoscenza della malattia) e non ultimo, il vantaggio di acquisire una maggiore possibilità di autocontrollo e un maggiore impegno nella difesa della propria salute.

Questo programma da alcuni anni è stato reso attuabile dall’invenzione di reattivi chimici semplici e rapidi e in particolare dagli “stick” (strisce) basati sulle reazioni a colore da individuare qualitativamente e quantitativamente vari componenti del sangue e delle urine.

L’uso di questi test, soprattutto per la glicemia, per la glicosuria e per la acetonuria, è accessibile s tutti i pazienti e ai loro familiari per alcune caratteristiche pratiche, quali:
– estrema semplicità di impiego, ovvero maneggiabilità;
– facilità immediata del rilievo qualitativo e quantitativo;
– possibilità di errore soltanto in rapporto alle quantità dosate
(ad esempio il 15% di zucchero nelle urine anziché il 20%: il che in pratica non modifica le deduzioni di ordine terapeutico).

Mediante questi procedimenti è oggi possibile effettuare un controllo estremamente valido anche in quei pazienti che, come si suol dire, “dovrebbero vivere con il medico a fianco” e in condizione di malattia occasionale e/o di scompenso diabetico (specie nei bambini e specie in momenti di chetosi), che altrimenti renderebbero problematico il controllo a domicilio.

Gli esami dovranno essere praticati in rapporto al tipo di controllo:
a) se non vi sono disturbi particolari basterà praticare con una certa frequenza (1-2 volte alla settimana) l’esame delle urine messe dopo 2-3 dai pasti principali e una volta ogni 10-20 giorni la glicemia post-prandiale (=1 ora e ½ o 2 ore dopo il pasto principale);
b) se vi sono sintomi di squilibrio o se bi è uno stato di malattia o di malessere occasionale è bene controllare ripetutamente la glicemia (ad esempio al mattino a digiuno, alle 15, alle 19, alle 23) ed esaminare le urine ad ogni urinazione, controllando anche la quantità relativa.

L’autocontrollo del diabete si basa anche su alcune osservazioni che il diabetico può fare agevolmente, specie in base all’esperienza, senza rincorrere ad alcun esame. Le osservazioni più importanti riguardano la sete, la frequenza e abbondanza delle urinazioni (l’improvvisa necessità di bere e urinare di notte, anche più volte, e l’abbondanza delle urine devono richiamare l’idea di uno squilibrio), la diminuzione del peso corporeo, la stanchezza, ecc.: tutti sintomi abituali nello stato di squilibrio del diabete.