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Siamo pronti per chiudere l’ansa, siamo quindi finalmente veramente vicini alla realizzazione del pancreas artificiale? Chissà chi lo sa, l’argomento è ricorrente dal 1978 e le previsioni sono svariate, tanto da non azzardare scommesse o simili proiezioni d calcolo sui possibili tempi di concretizzazione di tale progetto. Ma un fatto nel mio piccolo sento di dirlo: trattandosi di congegno che richiede una grande potenza di calcolo per poter gestire compiutamente le variabili algoritmiche possibili sono cose, pertanto, realizzabili certamente col tempo. Intanto continueremo a testare nei centri di ricerca le dinamiche intrinseche e no della materia.
Gli arditi del biomedicale, ovvero i produttori di microinfusori con sensori della glicemia appresso, epigrafano tali strumenti come “pancreas artificiale”, ma sarebbe meglio chiamarlo “artificioso”, perché ce ne vuole ancora per denominarlo tale. Essendo attaccato al mio sistema integrato Medtronic Veo, ovvero pompetta d’insulina più sensore ricordo come, prima della meditata scelta di passaggio dall’iniezione multipla all’infusione, leggevo dai media che il prezioso strumento veniva soprannominato: “angelo custode”, poiché il punto di forza, secondo le intenzioni, era ed è segnalare l’arrivo dell’ipoglicemia e interrompere l’erogazione d’insulina.
Noi diabetici spesso siamo incapsulati o prigionieri del cosiddetto “onanismo intellettuale”, ovvero ci masturbiamo la mente tra il fare e il che fare, nel periodo corrente tra una glicemia e iniezione d’insulina, tra teorie e pratica, consigli di Tizio e Caio, come del medico, e specialista rotante, turnante, e mentre tutto questo accade scopriamo che finita una pippa ne viene fuori un’altra senza limiti vero?
Ma pensando positivo, come deve essere, e facendo da tester del combinato disposto: micro più sensore scopro nella sperimentazione passaggi utili e che desidero condividere nel contributo odierno.
Prima cosa: dove mettere il sensore? Fate una mappatura dei punti di innesto del congegno poiché cambiare il posto e fondamentale affinché il “Isig”, ovvero il livello di concentramento dello zucchero nel tessuto epidermico interstiziale, si mantenga a livello accettabili perché posso funzionare correttamente, senza andare perso e quindi cambiato. Inoltre è importante fissare il sensore con il cerottino apposito presente nella confezione in modo tale che aderisca bene per la trasmissione, prima di sovrapporre il cerotto coprente e stabilizzante dell’Holter e relativa conchiglia.
Seconda cosa: se avete una curva glicemica liscia non ci sono problemi col conflitto di calibrazione tra sensore e glucometro, ma quando la stessa è gassata ovvero soggetta a fluttuazioni con iperglicemia > 300 o evento ipoglicemico, siccome tale stato comporta una specie di messa in “crisi” nella calibrazione dei valori successivi a tali manifestazioni, ho risolto tale problema disattivando l’Holter per cinque minuti e riavviandolo dopo come nuovo sensore, così facendo lo strumento funziona senza problemi di dato finale rilasciato, anzi riduce il differenziale col glucometro ottimizzandolo.
Terza e ultima cosa: aspettare a calibrare lo strumento quando sul display appaiono alla destra del valore glicemico le frecce con variazione in aumento (su), e decremento (giù).sempre per non compromettere la bontà del dato. E per finire come far durare un po’ di più la vita del sensore: il congegno (Medtronic Enlite) ha una durata consecutiva massima di sei giorni; quando siete, esempio, al quarto giorno, disattivate il sensore poi dopo 15 minuti lo riattivate scegliendo la voce – nuovo sensore, e praticamente la sua azione può protrarsi di altri due giorni, l’unico variabile possibile risiede da un Isig basso tale da compromettere l’attività e in quel caso meglio non andare oltre.