Default Featured Image

WDDPerché forse un giorno rinascerò… senza diabete però, ma non ora per favore. Fatemi vivere così, come voglio io, un giorno in riva al mare, da dove posso scorgere l’orizzonte, un giorno in cima ad una montagna, dove dall’alto vedo i problemi più piccoli e li guardo con noncuranza, un giorno per terra nell’oblio, ad ascoltare il silenzio, a sentire cosa mi può spiegare e da lì urlerò, perché nessuno mi può sentire, combatterò contro i miei demoni, e ne uscirò vincente, semplicemente tagliandogli la testa, affrontandoli uno a uno, perché possano capire che io sono più forte di loro. Poi appari tu, quello più pericoloso, solo con la tua essenza mi attiri a te, confondendomi in un vortice di prove, in un turbinio di sensazioni ma devo fare attenzione, girarti alla larga, starti un po’ lontano, perché se mi avvicino troppo rischio di ferirmi.

Ma ora ho imparato ad incassare i colpi, a scostarmi quando mi colpisci, ad attaccarti quando meno te l’aspetti e sorrido, sapendo che ormai, niente può distruggermi, quando nello sguardo continuo ad avere il mare, e nel cuore la consapevolezza che io sono invincibile.

E l’eroico guerriero del diabete con indomito cipiglio prende ogni volta, ogni giorno la costante forza per fare del nuovo giorno non uno spazio nel tempo e basta, ma un ragione d’essere.

Lo so bene non è da tutti accettare una sfida, e lo è ancor meno quando lo si deve accogliere sempre e fino in fondo.
La mia vita è cominciata così da infante a chiedermi: perché a me non il diabete, ma l’essere in ospedale racchiuso tra le sponde metalliche di un lettino e dover restare attaccato per giorni interi a una flebo, senza potermi muovere, giocare, correre, vivere come tutti i bambini della mia età.

Allora non sapevo e pensavo al diabete, manco mi chiedevo cosa fosse. Poi col passare dei mesi ho cominciato a farmi una idea progressiva della malattia: dover passare da una puntura d’insulina a due, poi tre, quattro e via andare.
Sinceramente, e so di non essere odierno nel dirlo, ho sempre avuto una repulsione per i reality televisivi sul genere “grande fratello”, poiché la vita è stata per me sempre un provino fatto di costanti variazioni d’insulina, terapia, glicemia e poi, mamma mia, ancora non è finita.

I provini e le provette fanno parte integrante della mia vita.
E il paladino diabetico prosegue armato di insulina e siringa prima (spada) penna poi (fucile) e oggi microinfusore (mitragliatrice). Di stagioni no ce ne sono state tante, come di riprese e risalite ma un comune denominatore: mai mollare fino all’ultimo perché la malattia, il diabete si può dominare e governare senza soccombere, senza perdere il gusto, il respiro della vita.

Se ogni tanto perderete la costanza, la pazienza, la voglia di andare avanti venitemi a trovare tra queste righe e mi farà piacere stare con voi. Ciao.