Novembre tra foglie gialle e campi a riposo scorre, anzi sta volgendo ormai al termine e i colori dell’autunno, vividi nonostante le giornate corte, fanno sentire dentro di noi il respiro della vita e da fieri combattenti del nostro divenire vogliamo sentire come costante e presente l’essere parte di un gioco di squadra, d’insieme forte da farci essere migliori sempre più ogni giorno che passa, perché il presente è l’ingrediente madre per far rendere il domani, nostro e dei nostri figli, migliore.
Ecco allora che dentro a ogni fine c’è sempre un nuovo principio, come il Natale che arriva al termine di un anno e ci indica la luce della vita che trionfa sulla tenebre.
Cosa ne dici di fare una cosa giusta e non si tratta di controllare la glicemia questa volta, fare esami e controesami, visite e altre tappe appartenenti allo scibile medico – sanitario. No questa volta si tratta di fare dell’altro: fermarsi un attimo e capire cosa non va tra te e te e non con il diabete. Sì perché spesso, se non sempre, diamo, scarichiamo ogni responsabilità al diabete, oppure alla società, a Dio, ma invece il punto vero della questione siamo e restiamo noi.
Fatti schemi e algoritmi, calcoli, e conteggi poi cosa capita? Nulla, ovvero sempre lì a incaponirsi su glicemie sbarellate, sballate, alterate e incontinenti. Siccome le variabili correttive e le nostre possibilità d’intervento ci sono e vengono a volte indicate dal medico, altre acquisite, imparate nel corso del tempo dal confronto con gli altri e dalla nostra esperienza, se non riusciamo a venirne fuori la criticità è un’altra e si chiama permeabilità.
Nonostante indossiamo un invisibile impermeabile in realtà una parte di noi è e resta permeabile a tutto quanto le accade intorno: è naturale come la terra toccata dagli agenti atmosferici e la vita che nasce, cresce e fa il suo ciclo. Solo quando assorbiamo troppo ci inzuppiamo e intrisi d’acqua finiamo per esplodere, ecco una condizione di permanente stato di permeabilità fa sì che ci carichiamo di tutto e tutti in prima persona e ce ne mettiamo troppa. Il diabete allora essendo una malattia molto sensibile alla variabili umorali porta a risultati scadenti se non pessimi per quanto riguarda la glicemia (iperglicemia in questi casi) e l’irritabilità.
Soluzioni? Non sono un mago ne per me stesso, ne per gli altri, posso solo scrivere e sottolineare un elemento: meno ce ne mettiamo, meno ci carichiamo di fardelli e più riusciamo a stare in pace e meglio con noi stessi e col mondo circostante, oltre, naturalmente, al diabete.
Facciamo un nodo al dito: teniamo sempre presente che tutto parte da noi e dal cielo cade solo pioggia, neve e meteoriti, e perciò siamo noi protagonisti del nostro stare bene, certo la compagnia conta ma se non abbiamo chiaro ancora una volta tutto questo è opportuno farsi una bella rinfrescata. E ricordiamoci di sciogliere il nodo al dito altrimenti va in necrosi.