Lo specchio riflette e sono tanti gli scritti e racconti che hanno come protagonista tale oggetto, il riflesso della nostra immagine, della nostra vanità e voglia di piacere e di sentirsi piaciuti, ma anche la dimostrazione autentica del tempo e come esso ci trasforma. Se potessimo tenere un diario della parabola temporale passata a specchiarci vedremmo come l’apice del momento si pone tra il quindici e trent’anni per poi gradatamente scivolare a scendere, fino a scomparire quasi nella fase finale della vita.
Potremo dire che madre natura ha fatto l’errore di poterci vedere senza rifletterci, ma ritengo non sia vero e giusto, se anche solo utopisticamente fosse possibile non saremmo arrivati a progredire e crescere ed evolvere ai livelli attuali poiché l’assenza di specchi ci porta inevitabilmente a ragionare e soprattutto confrontarci col nostro prossimo.
Oggi sembra che passiamo molto tempo a riflettere sia col pensiero che nell’immagine, nella speranza di sentirsi dire: sei bello, bravo, buono e così avere risposta al desiderio di compiacimento. Poi?
Noi diabetici riflettiamo ancora di più rispetto alla media generale e prima ancora lo fa il nostro organismo con i riflessi endocrini e questi di regola sono più lenti rispetto ai riflessi nervosi (tempo di insorgenza che va da pochi secondi ad alcune ore, a seconda della via interessata) e sfruttano una serie di molecole chiamate ormoni, in grado di garantire la comunicazione cellulare a grande distanza. Nei riflessi endocrini il sensore e il centro di integrazione coincidono, manca quindi la via attinente. Il centro di integrazione è costituito da un gruppo di cellule endocrine, solitamente localizzate in una ghiandola, che secernono ormoni in risposta allo stimolo. La via efferente dal punto di vista anatomico è unica per tutti i riflessi endocrini, ed è costituita dal sistema circolatorio. Le vie efferenti endocrine si caratterizzano quindi in base all’ormone rilasciato. L’effettore può essere qualunque cellula dell’organismo che abbia il recettore per l’ormone in questione.
Il riflesso si manifesta nel feedback negativo: un sistema di retroazione che ha lo scopo di mantenere l’omeostasi dell’organismo. In tale sistema la risposta agisce sullo stimolo o sul centro di integrazione per far cessare il riflesso. Questo sistema è utilizzato laddove una variabile abbia bisogno di essere mantenuta all’interno di specifici valori di riferimento. Ne è un esempio la glicemia: un aumento del suo valore stimola le cellule beta del pancreas a secernere insulina, la quale stimola il tessuto muscolare e quello adiposo ad assorbire lo zucchero, facendo così tornare la glicemia nei livelli normali e cessare quindi lo stimolo.
La differenza specchio per noi diabetici tipo 1 che non produciamo abbastanza insulina o non ne abbiamo affatto oggi la fa il nostro specchietto inseparabile e indispensabile: il glucometro, voce della verità inclusa. Pertanto trattiamolo e vogliamoli bene: siccome ha una mole di controlli da effettuare e dati da conservare non indifferente meglio ricordarsi di sostituirlo ogni quattro anni almeno per mantenere buona la performance e affidabilità. Il nostro diabete ci ringrazierà attraverso una glicemia ottimizzata e ben compensata.