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Un messaggio nella bottiglia lascio a Babbo Natale un poco strano e molto locale nel villaggio globale della rete e network sociale poiché riguarda la mia città: Bologna, ma attenzione a ben vedere e comprendere potrebbe riflettersi e interessare altri tessuti urbani.
Il diabete è una malattia che per l’impatto massivo sulla popolazione giovane e adulta, le sue ricadute patologiche e complicanze laddove non trattato adeguatamente finiscono per avere un impatto significativo sulle strutture di assistenza sanitaria e sociale del nostro paese e del mondo.
La ricerca scientifica in campo diabetico svolge un ruolo strategico per trovare cure e trattamenti terapeutici, tecnologici sempre più adeguati a far fronte alla domanda e contenere sia i costi sociali che l’aggravamento della malattia.
Bologna con la sua Università e la sua Facoltà di Medicina ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento ed eccellenza in campo scientifico e medico nella ricerca di cui essere orgogliosi e impegnati nel mantenerlo e renderlo ancora più forte e sviluppato rispetto al passato.
Tra la fine degli anni 70 e inizio anni 80 la diabetologia come branca della ricerca scientifica in campo medico all’interno dell’Università di Bologna aveva un ruolo e prestigio di ampio rispetto grazie alla presenza di due professori quali: Vannini e Cacciari, tant’è che allora, ad esempio, la Facoltà era una della poche in Italia ad avviare la ricerca in Italia sulla chiusura dell’ansa che doveva portare alla realizzazione del “pancreas artificiale”, oggi tale percorso chiave per portare a un controllo ottimale della glicemia nel diabetico giovanile tipo 1 e impedire l’arrivo di una ipoglicemia non è più da tempo presente sotto le due torri ma trova collocazione nel campo della ricerca a Padova, Pavia, Pisa e Milano.
Oggi resta solo una struttura ospedaliera nel Policlinico Universitario S. Orsola dedita alla ricerca in campo diabetologico nella “Struttura Semplice Dipartimentale di Malattie del Metabolismo e Dietetica Clinica” diretta dal prof. Giulio Marchesini Reggiani. L’ultima importante ricerca che desidero ricordare è rappresentata dallo studio Hypothesis con il quale per la prima volta si fotografa i numeri della “zona grigia” del trattamento del diabete, un fenomeno che non viene computato e rilevato nella casistica analizzata dai dati ministeriali, regionali, e che si basano esclusivamente sulle schede di dimissione ospedaliera o sui dati ambulatoriali. Casi di ipoglicemia che accedono al pronto soccorso e qui vengono trattati senza necessità di ricovero e non rientrano perciò nelle statistiche ufficiali: una grave lacuna da colmare.
Anche se non è la struttura che mi segue direttamente non posso restare silente davanti alla ipotesi di chiusura e smantellamento della predetta unità non solo per il grave danno inferto alla ricerca medica nella nostra città e regione, ma per la dispersione di risorse, persone e mezzi non più recuperabili e il depauperamento di professionalità strategiche altresì per lo sviluppo e la ricchezza del nostro paese.
Vorrei sperare che tutto questo ancora una volta non passasse sotto silenzio ecco la ragione per cui lancio il messaggio e chissà se qualcuno lo leggerà e farà proprio?