La paura è la madre di tutti gli ostacoli ma anche la sfida da affrontare per poter continuare il cammino nella vita. Le prove che si presentano nell’arco dell’esistenza di una persona sono molteplici e alcune possono diventare delle vere e proprie mazzate, come il trauma della perdita di un proprio caro, una malattia. Ecco è la malattia, e se questa ha una forma ancor più cronica e invalidante, a costituire quell’elemento che deflagra e mette difficoltà, sofferenza interiore al malato sì ma ancor più al genitore fino a portare alla disperazione in determinati casi.
Oggi riesumo un episodio della mia infanzia con il diabete che qui non ho mai riportato: avevo sette anni e mia madre non riusciva a rassegnarsi all’idea della malattia, sia perché stavo sempre male, sia perché era sempre una corsa in ospedale si fece per un determinato arco di tempo l’idea che eravamo sotto una sorta di sortilegio, maledizione o come si amava dire allora: un malocchio. Fu così che si rivolse a un prete esorcista per farci “segnare”, non solo oltre al rituale anti esoterico per alcuni anni io e lei andavamo a fare i voti alla cappella di S. Rita nella Chiesa di San Giacomo Maggiore in Bologna.
Poi superata la fase dell’infanzia e arrivato all’adolescenza rammento di essere stato avvicinato da sedicenti terapeuti: alcuni proponevano una via alternativa alla cura del diabete mediante la disciplina macrobiotica, attraverso rituali di necromanzia, evocazione di spiriti demoniaci solo per citare alcuni esempi dell’epoca. Invece cartomanti, erboristi, e altre forme di divinazione non mi hanno mai contattato per farmi guarire dal diabete.
Certo in Italia si dice tanto di essere laici, distaccati rispetto alla fede, ma anche ad ogni forma di credenza poi quando sentiamo o pensiamo di sentire la morte vicina allora scatta il campanello interno a dirci: non si sa mai. Ed ecco arrivare come per miracolo flotte da sbarco di santoni, sciamani, guaritori, occultisti, maghi, divinatori, cartomanti, astrologi, pranoterapisti, naturopati, sette, e poi dicono che manca il lavoro? Tutti pronti a guarirti sì ma a condizione che segui le loro indicazioni e cacci la pecunia.
Insomma per farla breve: due gusti sono meglio di uno, quindi si va dal medico ma anche da Vanna Marchi o dal taumaturgo del momento, aspettando un miracolo.
E’ vero che c’è la libertà di cura nel nostro paese come il reato di omicidio. Comunque nel diabete come in ogni patologia cronica e invalidante ritengo necessario fare ogni sforzo per dare una informazione chiara e completa circa tutte le cure e terapie offerte dalla scienza medica, così come i necessari supporti e sostegni per il malato e la sua famiglia.
Per coloro che propagandano vie alternative alla cura delle malattie e addirittura la guarigione vorrei dire solo una piccola cosa: facciamogli pagare le tasse, una tale e concreta decisione oltre a recuperare una buona fetta di evasione fiscale avrebbe un forte valore terapeutico per tutti.