Nella dizione farmaco etico, l’aggettivo “etico” non ha propriamente il significato morale dell’etica filosofica, ma va piuttosto inteso come un sinonimo di professionale, deontologico. Si tratta cioè di un farmaco prescritto dal medico e si distingue per questo dal cosiddetto farmaco da banco che, per la sua natura e dosaggio, è giudicato tanto sicuro da poter essere pubblicizzato e da non aver bisogno di alcuna prescrizione medica. In concreto, il farmaco etico è un medicinale che può essere acquistato (o venduto) solo in presenza di una ricetta medica. Non a caso, sulle confezioni di questi farmaci è stampata obbligatoriamente una scritta del tipo “Da vendersi solo dietro presentazione di ricetta medica”.
All’interno dei farmaci etici, esistono poi altre classificazioni. Si ha ad esempio il farmaco di fascia “a”, gratuito, e il farmaco di fascia “c”, a carico dell’acquirente; quello che prevede una ricetta ripetibile e quello che invece può essere prescritto solo con una ricetta non ripetibile; quello soggetto alla legislazione sugli stupefacenti eccetera. Dev’essere comunque chiaro che il farmaco etico non può essere assunto per libera iniziativa del paziente, ma sempre su consiglio o sotto il controllo del medico.
Per la prima volta nella storia dell’insulina in Italia un tipo di questo farmaco “etico” non è collocato in fascia “a” ma in quella “c” si tratta della più volte citata Tresiba della Novonordisk, una basale con raggio d’azione sulle 48 ore. Per la cronaca i farmaci di fascia “c” sono comunque detraibili ai fini fiscali.
Come mai il servizio sanitario nazionale non eroga questo farmaco? Una ragione senz’altro plausibile risiede nell’uso dell’insulina per il trattamento del diabete di tipo 2 triplicato negli ultimi due anno secondo dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità.
La prima causa è legata al forte aumento del numero di persone con il diabete di tipo 2 in generale e che nello specifico fanno uso del farmaco, così in questo modo tra le altre cose raggiungo e superano il totale dei diabetici di tipo 1 solo insulinodipendenti.
Si stima che il numero di utilizzatori di insulina in Italia è aumentato da 136.800 nel 1991 a 421.300 nel 2010 .
La crescente prevalenza dell’uso di insulina probabilmente riflette sia un aumento di incidenza e sopravvivenza più lunga in coloro che hanno il diabete di tipo 2 . Il costo finanziario dell’insulina per il SSN in Italia si stima sia aumentato da €1.187.793.427 nel 2000 a 4.321.656.430 nel 2009.
I dati rilasciati rendono chiaro, nel contesto generale, come sarà sempre più difficile, problematico poter garantire in fascia “a” farmaci innovativi e di ultima generazione ai malati, e noi diabetici facciamo da battistrada.