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BauChe tormento sento nel non poter godere di quel momento chiamato riposo e per i peccati commessi nella mia precedente vita son costretto ad errare senza sosta per terre e mari sin alla fine dei giorni, a non poter giacere a riposare, sempre desto debbo stare. Così narra la leggenda dell’ebreo errante, ma non è di questa visione del mondo che tratto oggi, bensì di una questione delicata per la vita di un diabetico ovvero fare, brigare, correre e camminare, danzare senza sosta va bene: ma con il riposo come la mettiamo?

Il primo elemento che viene alla mente ovviamente è l’ipoglicemia, un pericoloso abbassamento degli zuccheri nel sangue, con conseguenze pericolose per la vita se non trattate per tempo. Infatti l’ipoglicemia nel sonno può arrivare fino al coma e perdita completa di conoscenza se al diabetico non viene somministrato subito una quantità adeguata di zucchero in acqua per bocca (tipo due bustine), o nei casi più gravi una iniezione intramuscolo di glucagone e se non bastasse serve l’intervento del pronto soccorso o una chiamata del 118 per infondere una fleboclisi glucosata. Per me episodi pocanzi detti erano la norma da bimbo e ragazzo. Oggi che non son più giovane ma uomo adulto e matusa il rapporto con l’ipoglicemia è di forte interferenza nel ritmo sonno veglia da parte del primo fattore.

Il sonno è definito come uno stato di riposo contrapposto alla veglia. In realtà questa definizione, come altre  che si possono trovare su vari dizionari (periodica sospensione dello stato di coscienza durante la quale l’organismo recupera energia; stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dalla sospensione, completa o parziale, della coscienza e della volontà, dal rallentamento delle funzioni neurovegetative e dall’interruzione parziale dei rapporti sensomotori del soggetto con l’ambiente, indispensabile per il ristoro dell’organismo) non è completamente vera. Come la veglia, infatti, il sonno è un processo fisiologico attivo che coinvolge l’interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale ed autonomo.

Infatti, benché il sonno sia rappresentato da un apparente stato di quiete, durante questo stato avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un semplice stato di riposo fisico e psichico. Ad esempio, ci sono alcune cellule cerebrali che in alcune fasi del sonno hanno una attività 5-10 volte maggiore rispetto a quella che hanno in veglia. Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che nel sonno si erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno stimolo sensoriale di un certo livello (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e far svegliare chi dorme. Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita.

Il sonno quindi si differenzia da altri stati di alterazione di coscienza: col sonno l’abolizione dello stato di vigilanza è, come già detto, reversibile. Quindi il soggetto può risvegliarsi dopo uno stimolo anche non doloroso. Lo stupor, diversamente, è un’alterazione dello stato di coscienza dal quale ci si può risvegliare solo dopo somministrazione di uno stimolo doloroso. Lo stato comatoso è un’alterazione dello stato di coscienza dal quale non ci si può risvegliare dopo somministrazione di uno stimolo doloroso.

Dicevo prima che nel regolare riposo del diabetico interferisce gravemente e fortemente l’ipoglicemia, di fatto interrompendo drasticamente il sonno e compromettendone il ciclo. Lo stesso passaggio accade con l’iperglicemia, ovvero elevati livelli di zucchero nel sangue sopra i 240 mg/dl, ma qui tale condizione ha un gioco ancora più “bastardo” ovvero determina uno stato di temporanea insonnia causa un livello di irritabilità e inquietudine tale da provocare una veglia “forzata”.

Ma le rotture di palle nel sonno o col provarci a dormire grazie al diabete non finiscono qui.

Nel passare degli anni si appalesa in buona parte di noi la cosiddetta sindrome delle gambe senza riposo. I sintomi sono spesso descritti come un formicolio o un brivido avvertito alle gambe che creano una forte necessità di muoverle. L’individuo si muove continuamente nel letto nel tentativo di alleviare questa sgradita sensazione, causando veglia e di conseguenza mancanza di sonno.

La più comune fra le condizioni cliniche associate alla sindrome delle gambe senza riposo è la carenza di ferro (definita come ferritinemia inferiore a 50 µg/L[8]), che è presente in poco più del 20% dei casi di RLS. Altre condizioni patologiche associate alla RLS includono le varici venose, la carenza di folati o di magnesio, le apnee del sonno, l’uremia, il diabete, alcune malattie della tiroide, neuropatie periferiche, il malattia di Parkinson, la sclerosi multipla (2 volte più frequente nei malati SM rispetto alla popolazione generale)[senza fonte] ed alcune malattie autoimmuni come la sindrome di Sjögren, la celiachia e l’artrite reumatoide.

Passata la voglia di dormire? Spero di no. Tutto questo solo per raccomandare, con il convitato diabete, di non trascurare l’importante capitolo della vita chiamato riposo che, assieme al moto, ci consente di stare bene e in equilibrio metabolico, glicemico.