D factor. Son fico vero? Si perché a seguito di una lunga e ponderata ricerca negli annali della scienza planetaria e peninsulare sono riuscito a scovare come l’elemento D fosse stato trascurato dai format televisivi di genere popolare. La cosa è strana, anzi bizzarra per un paese il nostro patria della dieta mediterranea, dell’anatema lanciato verso ogni forma deleteria alla salute pubblica e stile di vita positivo espresso qui in ogni regione e comune, di abbruttimento della grande bellezza che contraddistingue la nostra terra. Insomma per farla breve: manco una fiction dedicata al diabete mellito, se non un cortometraggio in qua e la, talmente corto che manco ci siamo accorti sia passato davanti agli schermi.
Insomma aspettiamo. Alla distanza vinceremo il prime time ovvero la prima serata in una qualsiasi stazione TV. Alla distanza si ribalta in diverse situazioni e problematiche, una di queste che deve fronteggiare il diabetico moderno riguarda la liturgia o articolazione dei pasti lungo la giornata. Nell’antichità diabetica: tra il 1963 e 1980 si usava dire come fosse importante essere regolari negli orari dei pasti per cercare di conservare un certo equilibrio glicemico in rapporto alla somministrazione dell’insulina. Oggi nell’evo moderno sembra essere venuto meno tale dettato, per coloro che indossano il microinfusore la pompa consente di avere molta flessibilità nella gestione del tempo di vita, mentre per gli altri con insulina iniettata per penna o siringa, grazie a diverse tipologie di farmaco: basale, medio, prolungato, miscelato, rapido, ultrarapido, diretto, espresso, locale, intercity, eurostar, ecc. E’ possibile fare colazione a mezzogiorno, pranzare alle 17 e cenare a mezzanotte senza problemi: se non di peristalsi e cognizione ostruttiva, cefalea.
Senza entrare nel merito delle scelte che ciascuno fa, da soldato mancato resto dell’avviso come sia utile per il diabete mantenere orari dei pasti regolari, e non solo per la malattia ma per tutto il ritmo circadiano e biologico presente in ciascuno di noi.
La quantità di alimenti varia a seconda del pasto e i nutrizionisti raccomandano un apporto di calorie, vitamine, proteine, lipidi, glucidi e fibre adeguati all’attività fisica e intellettuale che sarà effettuata successivamente; in media il primo pasto della giornata deve apportare il 25% dei quantitativi necessari, quello a metà giornata circa il 50%, mentre l’ultimo deve essere più leggero per facilitare la digestione durante il sonno.
Noi diabetici teniamo una variante in più da prendere a riferimento: riguarda la distanza di reazione della glicemia dopo l’assunzione del cibo, la causa effetto di carboidrati, grassi e proteine sul livello degli zuccheri nel sangue. Ogni cibo ha la sua variabilità e l’insieme degli alimenti che vanno a comporre un piatto fanno la differenza sul valore finale. La regolarità dei pasti e degli orari degli stessi così come aver chiaro cosa comporta per la curva glicemica mangiare una pizza a pranzo o una grigliata di carne a cena fa parte non solo della necessaria educazione nella gestione del diabete, ma della consapevolezza che nulla va dato per scontato.