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Sempre più spesso si parla a proposito, e sproposito, di depressione e diabete in particolare per il tipo 2, ma poco o nulla invece nel tipo 1 giovanile e autoimmune. Un paio di settimane fa da un team di scienziati americani sembra aver trovato una possibile spiegazione biologica per il fatto i diabetici tipo 1 hanno sovente la predisposizione alla depressione. I ricercatori hanno mostrato che alti livelli di glucosio nel sangue in pazienti con diabete di tipo 1 incrementano i livelli di un neurotrasmettitore cerebrale associato con la depressione. In più, alti livelli di zucchero nel sangue finirebbero per alterare le connessioni tra regioni del cervello che controllano le emozioni. ”I nostri risultati suggeriscono come gli alti livelli di glucosio nel sangue possono predisporre i diabetici di tipo 1 alla depressione mediante un meccanismo biologico che interviene a livello cerebrale”, ha affermato Donald Simonson, del Brigham and Women’s Hospital di Boston. I ricercatori hanno studiato 19 adulti non depressi, 8 dei quali con diabete di tipo 1, con età media di 26 anni, e 11 volontari di controllo, di età media 29 anni.

Bene: magari fosse così semplice diagnosticare uno stato d’animo e pensare di risolvere tutto con una pastiglia, delle gocce o altro medicamento. Stare bene: per farlo occorre avere cura di se sì e crederci, avendo la forza di volontà non solo di tenersi dietro ma di farlo con lo necessario spirito. Non basta prendere l’ostia e bere il vino, partecipare all’eucarestia per aver salva la vita e la via.

Non basta l’iperglicemia a giustificare, diagnosticare una depressione, i fattori incidenti e determinati una tale condizioni sono diversi e vanno anche pesati nel contesto ambientale e familiare del diabetico. Un esempio concreto: la malattia è un trauma nella vita di una persona che mette la prova la tenuta nel corso dei primi anni dall’esordio, se poi questo diventa una costante è naturale che si cronicizzi e diventi pesante lo stato depressivo scaturito dal diabete. Uno ci mette del suo ovvio, ma non scordiamo come la famiglia, i genitori in primo luogo, hanno un ruolo chiave nella crescita, sviluppo della personalità del giovane diabetico e dell’accettazione di se stesso con la malattia.

Senza stare a fare tanti giri di parole: occorre lavorare e bene sulla personalità, il carattere e lì con il lato prevalente chiuso, introverso, cupo l’operazione si fa senz’altro più difficile da recuperare. Avere uno stato d’animo positivo è determinante per stare bene a prescindere dalla malattia cronica.

Siccome a me piace parlare di fatti e non pugnette quel che con ogni probabilità ha salvato lo scrivente dal cadere in un vicolo cieco con il diabete è stato affrontare la vita con senso dello humor, ironia e anche una certa dose di autoironia accompagnandola con una fantasia narrativa di corredo. La vita è un’altalena ma il banco di prova con il diabete lo si ha proprio quando, nonostante una iperglicemia, si mantiene un livello d’umore buono.

Infine ricordo un altro fatto importante per una buona salute con il diabete: ridere fa bene alla glicemia. Proprio nei giorni scorso ho registrato i migliori valori glicemici in assoluto in presenza di uno stato umorale positivo e gaudente. Pertanto senza farci ingabbiare da tabù empirici o scientifici o peggio affrontiamo la vita al meglio e combattiamo sempre due cose: diabete e tristezza.