La termodinamica della malattia richiede un costante processo di evoluzione scandito di pari passo dall’età in progressione e al tempo stesso da un conseguente processo di maturazione del malato che va conseguito tramite l’attivazione dell’autosviluppo in azione, ovvero alla base di tutto vi è l’essere il coach di se stessi. Un passo fondamentale per la vita con il diabete a cui far seguire la definizione della meta da raggiungere, incrementando l’autoconsapevolezza ed elaborare la diagnosi strutturale.
Essere coach di se stesso si muove nella direzione di formarsi per operare un cambiamento, una trasformazione che possa migliorare e amplificare le nostre potenzialità per raggiungere gli obiettivi personali di sicurezza, forza e padronanza nella conduzione del diabete ogni giorno. È una relazione processuale che deve offrirci gli strumenti che ci permettano di elaborare ed identificare i nostri obiettivi e rafforzare la loro efficacia e prestazione. Presupposto di partenza è che ogni persona ha delle potenzialità latenti, l’obiettivo dell’autocoaching è quello di scoprirle ed imparare ad utilizzarle. Il coaching non può essere utilizzato come terapia sostitutiva in caso di patologie psichiche particolari o legate a disturbi della personalità. Il coaching per un diabetico serve nella sostanza ad accompagnarlo verso il massimo rendimento nelle difficolta di accettazione crescita con la malattia attraverso un processo autonomo di apprendimento.
Combinato al coaching va collocata l’azione Mentoring: una metodologia di formazione che fa riferimento a una relazione (formale o informale) uno a uno tra un soggetto con più esperienza (senior, mentor) e uno con meno esperienza (junior, mentee, protégé), cioè un allievo, al fine di far sviluppare un conoscenza, consapevolezza e controllo della patologia diabetica. Nel caso del senior mentor si inquadra non solo il medico diabetologo ma assieme all’educatore sanitario e altre figure interessate allo sviluppo e maturazione articolata del soggetto diabetico. Tale processo è basilare, fondamentale nella vita del diabetico e suoi cari.
Si attua attraverso la costruzione di un rapporto di medio-lungo termine, che si prefigura come un percorso di apprendimento guidato, in cui il Mentor (guida, sostegno, modello di ruolo, facilitatore di cambiamento) offre il sapere e competenze acquisite e le condivide sotto forma di insegnamento e trasmissione di esperienza, per favorire la crescita personale e professionale del Mentee. L’abbinamento di mentore e mentee è spesso fatto da un coordinatore mentoring o per mezzo di un supporto online. Il mentoring ha lo scopo, non solo di permettere al paziente di ampliare le sue conoscenze, ma anche di integrarsi nella cultura sociale della patologia stessa e di fornirgli supporto psicologico.
Con questo scritto oggi mi sono permesso di offrire una spunto di riflessione e ricaduta operativa, pratica sull’indispensabile processo di educazione e aggiornamento permanente per il diabetico, sia sotto il profilo gestionale che di conoscenza della patologia. Il tema proseguirà nell’arco delle prossime settimane con ulteriori approfondimenti.