Piccino picciò
in ospedale sto
il mio letto è chiuso
da sbarre
mamma piange e si dispera
da mattino a sera
Piccino picciò
in ospedale sto
a fianco un comodino
grande grande
pieno di niente
Piccino picciò
in ospedale sto
ho il braccino blu
e nel gomito
una flebo infilata
Piccino picciò
in ospedale sto
aspetto Mara
infermiera a me cara
che mi prende il braccio
dentro mi mette un ago lungo
quattro volte il mio dito
e sono rosso
rosse le lenzuola
Piccino picciò
in ospedale sto
e anch’io piango, piango
piango urlo
più di mamma però
Piccino picciò
in ospedale male sto
vorrei uscire scappare
morire, non invecchiare
Invecchiare no
perché già vecchio sto
— Roberto Lambertini
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La filastrocca personale e reale oggi qui pubblicata risale al 1970, scritta da me durante un ricovero in pediatria, uno dei tanti ed uno dei più dolorosi sotto il profilo fisico, del male patito. Senza entrare in particolari truculenti oggi, e dopo molti anni di riflessione su quanto ebbi a scrivere (e non è l’unico scritto dell’epoca) la scelta di rendere pubblico un testo della mia preistoria con il diabete nasce da una precisa e chiara ragione. A più di 50 di vita con il diabete 1 alcune cose sono cambiate ma c’è ancora molta strada da compiere per arrivare non alla guarigione dalla malattia (magari una sua prevenzione con vaccino nei soggetti a rischio e assai più probabile) ma a metodi meno cruenti e invasivi nella terapia e controllo del diabete penso proprio sia giunto il momento di arrivarci. Prima di arrivare alla mia morte non credo che mi “guariranno” dal diabete ma sono convinto e certo nella liberazione delle nuove generazioni dalla malattia e finché campo mi batterò e romperò i coglioni a tutto campo perché si vada veramente nella direzione giusta, senza perdere altro tempo. E uscendo dalla retorica da vecchio trombone faccio una proposta concreta proprio a partire dall’Italia: il belpaese che smista ricercatori, scienziati di prima grandezza e valore in tutto il mondo proprio in campo diabetico. I vari cenacoli associativi e rappresentativi del diabete in Italia: associazioni dei pazienti, medici, operatori sanitari, ricercatori pubblici e privati, industria farmaceutica e biomedicale, comunicatori (giornalisti, blogger e simili) fundraiser solo per fare alcuni esempi, si riuniscano una volta l’anno tutti assieme per fare il punto sullo stato della ricerca sul diabete, fabbisogni, progressi e infornazione chiara, veritiera. E che tale incontro diventi periodico e a cadenza annuale anche per rendere trasparente e rendincontabile il flusso di denari raccolti e impiegati per la ricerca. Il diabete non è una malattia di serie B occorre oltre alla gjornata mondiale di novembre fare un investimento maggiore per la ricerca sulla malattia. Altrimenti chiudiamo baracca, passiamo tutto allo IEO e Telethon e si cambia mestiere. Il niente non è più accettabile.
Condivido assolutamente la tua proposta perche’ la ritengo concreta e foriera di scambi di esperienze per rendere piu’ appassionato il coinvolgimento e piu’ forte la motivazione alla ricerca. C’e’ troppo silenzio a partire dagli ammalati che o sono piccini oppure si chiudono e si nascondono. Viviamo in un mondo in cui se non ti fai notare non esisti. Per favore, tu che hai contatti, fai in modo che possa concretizzarsi la tua idea e che finalmente la ricerca possa ottenere i risultati che tutti attendono. Un salute ed un grazie Nunzia