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Lo psicodramma è un momento che appartiene alla vita dell’uomo e si rappresenta più o meno spesso a seconda delle variabili endemiche presenti sul tavolo sociale delle reazioni diversificate presenti all’interno della congiuntura relazionale nonché intima della personalità e formazione culturale. Nel scrivere del psicodramma mi riferisco non al metodo psicoterapeutico che appartiene all’ambito delle terapie di gruppo e che ricorre al gioco drammatico libero, e mira a sviluppare attivamente la spontaneità dei soggetti.

Se, quando applicabile, lo psicodramma negli adulti come nei bambini costituisce un mezzo privilegiato di espressione e simbolizzazione dei conflitti personali, oltre che per la rappresentazione e rielaborazione di situazioni conflittuali interpersonali. In alcuni ambiti è stato utilizzato non solo come tecnica psicoterapeutica, ma anche per la formazione, selezione e valutazione delle risorse umane. In questi casi si parla più correttamente di sociodramma

E fin qui la teoria accademica e disciplina scientifica, sempre al di sopra del gioco reale e delle dinamiche proprie derivate da quel che io chiamo “effetto sorpresa” della prima volta con l’esordio di un evento traumatico e il susseguirsi indefinito e imprevedibile di altri casi di simil fattura.

Il psicodramma nel diabete si presenta nella quasi totalità dei casi con la scoperta della malattia (tipo 1 rigorosamente) nell’infanzia e adolescenza. Le condizioni favorevoli alla raffigurazione del dramma si appalesano laddove la combustione è determinata dal vuoto preliminare, ovvero nessun benché minimo sentore anche remoto di quanto potesse accadere di infausto nell’alveo familiare. Allora l’apice dell’epico momento melodrammatico si forgia su costruzioni apocalittiche e maledizioni precipitate di non si sa bene quali demoni o divinità avverse e solo attraverso la lettura dei libri del vecchio testamento presenti nella Bibbia si scoprirà che nel levitico c’era un versetto richiamante la tragedia. Ma ancora sfogliando le profezie di Nostradamus le centurie riportavano esotericamente il momento in cui il sortilegio si andava a materializzarsi.

Ecco tutte queste manifestazioni sincopali e appartenenti al filone del psicodramma popolare avvenivano frequentemente in epoca passata, anni 50 e 60, 70 e si rappresentavano in contesti familiari di base solitamente proletaria, sottoproletaria, senza alcuna base educativa o di seppur minima informazione, oltre alla mancanza di supporti sociali sia privati che pubblici, con il tipico afflato dell’arte dell’arrangiarsi.

Oggi dove una vasta e forte e radicata struttura di difesa sociale e assistenza sia psicologica che psichiatrica rende praticamente impossibile accadimenti di natura psicodrammatica a causa del diabete quanto finora raccontato lo relega a un passato lasciato alle spalle. Invece sembra di percepire come la fase drammaturgica si sia spostata avanti d’età, ovvero nella fascia adulta ove in diverse occasioni nel rapporto tra marito e moglie, conviventi emerga come una sorta di conflitto con la patologia diabetica come fattore scintillante.

Beh siccome la questione è molto delicata e richiede un necessario approfondimento nella prossima puntata sulla drammatizzazione del diabete faremo una ricognizione sul versante evoluto del diabete in ambito casalingo.