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ComplicazioneCertamente vedere un numero riflesso nel display del cruscotto dell’auto, come nel tabellone degli orari di una stazione ferroviaria o aeroporto dice qualcosa da cui trarre una indicazione per poi farne seguire un’altra e via di seguito. Le concatenazioni sono costantemente e logicamente presenti nel nostro vivere e fare quotidiano. Non ci si fa caso talmente siamo assorbiti dall’abitudine ma è un collana finita non si ha idea della sua esatta portata in scala.

Sapete una cosa? A forza di scrivere di diabete su questo blog: del mio prevalentemente, come di altri a volte, di vicende e ed effetti riguardanti la malattia, ma anche di novità, studi  e tecnologia comincio sempre più a farmi rendere  conto che solo una piccola parte di quanto riportato  ci accomuna, sia come malati, e  familiari di ammalati. Vuoi perché ogni ha uno sfondo familiare e censo sociale diverso, con maturità e intelligenze, conoscenze e sensibilità proprie, vuoi in quanto, naturalmente e per fortuna i tempi passano e gli approcci alle problematiche assumono connotati diversi ed emergono più marcatamente rispetto allo ieri.

Ecco mi rendo contro, facendo autocritica, di non essere adeguato al modo corrente di essere e presidiare il diabete. L’atto di testimonianza e incoraggiamento va bene  ma più che la forza del pensiero conta la reazione nello sprint, performance, fisica e corporea  al diabete, tipo 1 nel caso per essere chiaro.

Oggi, secondo quanto emerge dalle discussioni reali e nelle reti sociali telematiche, ci sono due sottotipi di diabetici 1: il legna e il lagna. Il legna è quello che esercita amatorialmente o agonisticamente attività fisica, sport e fa comunque attiva. Il lagna, beh la parola in sé è eloquente ma detta in sintesi riguarda coloro che non riescono a trovare pace con la malattia, non ne vogliono sapere, non arrivano alla fine del mese con una glicemia decente e via di questo passo.

Al di là del quadro allegorico tratteggiato e che si riflette esclusivamente nel diabetico tipo 1 adulto, maturo c’è una categoria terza, una fascia di accoliti della patologia che sono un poco i carbonari, i lavoratori in nero della specie (per usare una ironica definizione). Ovvero i casi complessi, difficile da compensare con la glicemia e colpiti da complicanze e derivanti invalidità e mutilazioni d’organi e arti.

Siccome la terza colonna dei diabetici tipo 1 rappresenta lo spauracchio dei diabetici “integri” e loro familiari occorre subito sottolineare una fatto importante: le complicanze con effetti del predetto tipo impattano, oggi, solo sul 20% del totale dei tipo 1 e tale percentuale è costantemente in discesa grazie a un sempre migliore controllo della malattia, a trattamenti terapeutici innovativi e più efficaci, a stili di vita alimentari consoni e adeguati per il diabete.

Ecco un fatto positivo della vita con il diabete da tener presente e ricordare per semplificare anziché complicare la nostra esistenza.