Non so cosa mi sia preso in questo periodo dell’anno. Solo dodici mesi fa ero infervorato fino all’inverosimile contro quella organizzazione, tuttora presente, che propugnava e faceva proselitismo con la promessa di “guarire”, “curare” il diabete senza insulina e ipoglicemizzanti orali, ma solo con un determinato tipo di nutrizione.
Beh a distanza di tempo e ripercorrendo le varie tappe personali e dello scrivere all’interno di questo blog, ma anche in altre forme, cerco di fare un poco il punto della situazione e tramite una riflessione condivisa cercare di verificare il senso del narrare della malattia, del diabete alle soglie dei sette anni di cammino compiuto tramite questo mezzo.
Dicono che scrivere aiuti a sfogarsi, a rielaborare il lutto, a fissare per non dimenticare, ad analizzare meglio la vita, a sciogliere i nodi, ma dubito faccia tutto questo. Lo scrittore è la mente. La scrittura è il mezzo. I risultati variabili. Dipende dal vigore della mente.
Dall’efficacia delle idee. Dalla forza che sta dietro a ogni pensiero. Dal background dello scrittore. E, ultima variabile, ma non per questo meno importante, dal lettore. Il lettore legge, assimila, fa proprio ogni contenuto. Lo interpreta, lo plasma, lo usa a proprio piacimento, a proprio rischio e pericolo. Ma un messaggio implica l’ascolto, implica l’esistenza di un apparato uditivo, di uno spirito critico, di una mente pensante o no che lo catturi… di nuovo a proprio rischio e pericolo.
E a rischi è esposto lo scrittore, o almeno lo scrittore pusillanime, che guarda il suo prodotto scritto e cerca di renderlo il più possibile perfetto all’apparenza; colui che ha paura di essere giudicato, di essere etichettato, additato e escluso dalla società. Chi scrive ha coraggio. Chi scrive è se stesso senza censure. Chi scrive si mostra senza fuggire, a costo di essere scomodo, a costo di essere isolato.
Perché chi ha un grande potere ha grandi responsabilità. E non c’è spazio per le esitazioni. La libertà intellettuale è anche libertà individuale. E libertà è uno dei più grandi doni a questo mondo.
E mentre scrivo rivedo il tempo trascorso a bordo della mia vita con e senza la malattia, guardo avanti poggiato su di una certezza semplice e unica: se sono arrivato fin qui posso andare avanti il resto non conta, ma sono le radici profonde su cui affonda l’albero a permettergli di raggiungere coi suoi rami il cielo. Raggi verso il centro della terra e raggi verso l’infinito come un abbraccio esteso al tutto il creato. Ecco cos’è un tratto vergato su di un foglio di carta o nello schermo bianco del pc e periferica mobile, un ramo di vita che raggiunge e si congiunge ad una radice formando un cerchio unito e inscindibile.
Un pochetto di tutto questo sono io e si parte per il viaggio che ci porterà assieme a percorrere un’altra settimana, con una media glicemia pari a 154 mg/dl.