Implacabile il calendario va avanti e gira pagina: abbiamo appena fatto il cambio dell’ora tornando da quella legale alla solare, con le giornate di luce naturale sempre più corte fino al solstizio d’inverno e qui al nostro parallelo è così. Tra poco sarà ognissanti, la commemorazione dei defunti e fresca d’importazione consumistica d’oltreoceano Halloween. Insomma niente di nuovo sotto il sole e tutto di vecchio sottoterra, viene da dire.
Certo le giornate più buie e il tempo così così sono un buon alibi per farci dire: non faccio niente, me ne sto in casa, in auto, a fare, sbrigare le faccende domestiche, a guardare il mare per televisione oppure il cuoco di turno che prepara pietanze che comprerò già fatte al banco rosticceria del supermercato poiché non incapacità nel farle ma semplicemente non ne ho voglia, sono pigro e indolente.
La scarica motivazionale più che il diabete rappresenta la vera sfida epocale individuale al cospetto delle decine di migliaia di tentazioni che ci inducono a stare a guardare anziché fare, agire. E per un popolo volutamente inerte di media un quadro simile è come un sorte d’incantesimo transgenerazionale nell’attesa di un antidoto in grado di rompere il sortilegio imperante e disfacente: altro che diabete.
Invece a chi, per scelta o costrizione, va a piedi i problemi sono altri: anzi uno in particolare. Si chiama sicurezza.
Si la sicurezza di cascare per terra lungo il tragitto: sia che si tratti di un percorso campestre come all’interno di un’area verde, parco pubblico che di una strada asfaltata , un normale marciapiede. Il lasciar andare le cose, la trascuratezza nei riguardi del bene pubblico e comune fa si che anche l’atto più semplice dell’uomo: il camminare, finisca per diventare una insidia, un pericolo di cui essere vittima se non si presta costante attenzione a dove si mettono i piedi. Io stesso incappai anni fa in una rovinosa caduta proprio a causa di quanto sopra espresso, con tanto di fratture al massiccio facciale, omero e polso e una lunga convalescenza.
Ora il richiamo, peraltro non nuovo, sulla sicurezza dei percorsi stradali e fatti per quanti desiderano muoversi negli spazi verdi, fare attività fisica all’aria aperta, è pensato da diabetico per aiutare, stimolare l’azione rispetto all’inerzia sì e per porre l’attenzione, a chi ha responsabilità istituzionali e collettive, circa la creazione e messa in garanzia degli itinerari idonei per chi vuole camminare, marciare, correre. A tal proposito ritengo che l’associazionismo diabetico, e aggregazioni sociali espresse in ogni loro forma, debba far sentire la sua voce nella predetta direzione.
La settimana lasciata alle spalle ha visto una media glicemia pari a 155 mg/dl, proseguo il cammino sulla retta via, e così sia.