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Nodular_glomerulosclerosisNell’ambito delle complicanze scaturite da un diabete mellito tipo 1 tipo 1 scompensato da molto tempo (anni) con costanti e rilevanti livelli di iperglicemia sì comunemente abituati a evocare lo spauracchio della retinopatia diabetica agli occhi, sia perché è la prima ad apparire e la più la diffusa tra le conseguenze patologiche della malattia, sia per il semplice fatto della paura finale di perdere la vista, quindi condizione invalidante permanente e, seppur oggi ridotta in termini di percentuale, ancora frequente.

Ma in realtà la seconda causa di mortalità con il diabete è rappresentata dalla nefropatia diabetica (la prima riguarda un evento cardiovascolare come l’ictus e infarto), tant’è che in situazioni estreme come il trapianto d’organo di pancreas per aver una maggiore riuscita del primo viene combinato assieme ai reni, da qui la ragione onde per cui i tempi d’attesa nell’avere organi compatibili da donatore cadavere si fa lunga.

La nefropatia diabetica è una frequente causa di danno renale e si colloca al secondo posto come causa di insufficienza renale terminale. La manifestazione diabetica non coinvolge il rene solo mediante l’interessamento glomerulare (la manifestazione classica in questo caso è la glomerulosclerosi nodulare o malattia di Kimmelstiel-Wilson), ma interessa in minor modo la struttura della midollare renale (necrosi papillare renale) e infine la pielonefrite acuta. La necrosi papillare è causata da una microangiopatia renale che induce un fenomeno di ischemia con conseguente necrosi della struttura papillare, che già in condizioni fisiologiche non riceve una quantità di sangue molto elevata (meno del 10% del sangue che arriva al rene). La papilla necrotica va incontro spesso a distacco e manifesta una condizione del tutto indistinguibile dalla Colica Renale. Invece la pielonefrite acuta è una condizione infettiva del parenchima renale. Infatti il diabetico presenta una tendenza molto maggiore del non diabetico a sviluppare un’infezione batterica nell’apparato urinario, sia per la presenza di glucosio nelle urine (presente solo quando il glucosio nel plasma supera la soglia renale di 180–200 mg/dl), che risulta essere un ottimo terreno di coltura per i batteri, sia anche perché è spesso riscontrata nel diabete un’alterazione nello svuotamento gastrico e vescicale, con conseguente ristagno urinario e quindi maggior tendenza a infezioni.

La proteinuria è il principale fattore patogenico responsabile della progressione della nefropatia. Fisiologicamente, l’albumina e le piccole proteine filtrate dal glomerulo vengono ricaptate immediatamente dalle cellule del tubulo prossimale. Nella nefropatia diabetica si ha un aumento della filtrazione proteica che comincia con una proteinuria selettiva per poi terminare in una proteinuria non selettiva. Lo stress subito dal tubulo (che cerca di compensare riassorbendo le proteine) porta ad una fibrosi interstiziale (dovuta alla cascata citochinica) e all’insufficienza renale cronica. Una proteinuria elevata indica uno stato molto grave di malattia e rappresenta anche un notevole fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. L’albuminuria deve essere sempre valutata in base alla diluizione (valutata tramite la creatinina urinaria) o mediante la raccolta nelle 24 ore.

Per cercare di preservare la funzione renale la prima cosa da fare – sempre – è mantenere in equilibrio la glicemia, mediante il controllo domestico col glucometro e in aggiunta a questo anche con il monitoraggio della glicosuria, la presenza di zuccheri nelle urine, mediante le apposite strisce reattive immerse per due tre, secondi in un campione della nostra urina e registrarne il valore dato così come facciamo per glicemia sul nostro diario glicemico. Non dimentichiamo di avere cura dei nostri reni, farlo ci aiuterà ad avere un livello di vita migliore in futuro e chiediamo informazioni, se non ce le dà, al nostro medico.