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EnliteE succede così di trovare, per caso o cocciutaggine, un percorso, una strada, un’idea, un’oggetto, una immagine che diventa fonte spontanea di ispirazione e ti porta a cambiare atteggiamento, a trovare la soluzione di un problema e sciogliere la catena. Puoi in quel mentre diventare più libero e crescere nella conoscenza. Le difficoltà possono, è vero, schiacciarti come diventare uno stimolo per superarle in meglio, poiché, ad esempio, con l’astuzia e abilità condita a capacità di osservazione e memoria si trovano gli accorgimenti personali tali da mutare una situazione critica in serena.

Noi diabetici le sappiamo bene tutte queste, in particolare le sanno coloro, col tipo 1, che debbono calibrare e adeguare ogni giorno, istante l’assetto terapeutico in ragione della fluttuazione dei livelli dello zucchero nel sangue, cercando di trovare una risposta nel trovare la dose e distribuzione migliore dell’insulina a pasto e via enumerando.

Tra promesse e realtà ci troviamo a fare i primi passi di una nuova fase nel trattamento e gestione della vita con il diabete. L’inizio di ogni epoca non è mai facile, tra problemi di noviziato e adattamento, ci si trova sempre a fare i conti con il che fare? E già sul da farsi c’è chi molla e altri invece continuano e trovano il modo di superare l’impasse per poi procedere. La nostra fase attuale è costituita dal controllo continuo della glicemia mediante il sensore, quello che rappresenta il prodromo, almeno in parte, del venturo pancreas artificiale.

Per uscire dall’astratto e scendere sul pratico, ho già avuto modo di raccontare ed esporre i problemi incontrati nel corso di questi mesi, anni nell’utilizzo del sensore glicemico “Enlite”, a cominciare dall’averne persi tanti sia per cause tecniche ( inceppamento dell’ago a baionetta d’innesto dell’Holter), ma dopo diverse prove ho trovato da me la strada per la soluzione del problema.

Premetto subito, circa quel che scrivo: non si tratta di un manuale d’uso o istruzioni operative ma del resoconto personale relativo all’impiego di uno strumento di controllo del livello degli zuccheri nel sangue, il sensore glicemico.

Procedo per passi:

Per prima cosa avendo la pelle secca ho impiegato una soluzione idratante nell’area addominale interessata alla collocazione del sensore e lasciata assorbire per almeno un paio d’ore prima dell’applicazione.

Una volta seguite le istruzioni del manuale per l’innesto dell’Enlite, dopo lo sfilamento dell’ago ho aspettato  cinque minuti prima di agganciare  la chiocciola bianca (micro trasmettitore).

Secondo le indicazioni di Medtronic il sensore dura continuamente per un massimo di 6 giorni. A dire il vero si arriva anche a 7 di continuo, ma se abbiamo frequenti iperglicemie la sua durata si accorcia anche di 5 o meno, a seconda.

Metodo complicato – Una volta inserito e avviato il sensore ho preso nota del totale ore di utilizzo fino al massimo della sua portata che, per 6 giorni, sarebbero 144. In questo modo ogni volta che i valori del sensore davano una glicemia superiore a 220 mg/dl lo disattivavo e lo lasciavo tale per qualche ora  scalando il tempo del suo utilizzo. Dopodiché procedevo a farlo ripartire come nuovo sensore e via di questo passo. La stessa procedura la seguivo anche a seguito di un allarme  dato per ipoglicemia.

Al sesto giorno staccavo la chiocciola bianca e la ricaricavo con l’apposito caricatore e una volta fatto il sensore riprendeva la solita procedura come nuovo.

Metodo semplificato –  ho sperimentato con un successo un sistema meno complesso del precedente per prolungare la durata del sensore. Prima tappa – dopo sei giorni di durata nell’impiego del sensore ho sganciato il microlink (chiocciola bianca) e ricaricato completamente. Seconda tappa – ho riallacciato  l’antenna al sensore e quest’ultimo ha protratto ottimamente la sua sua durata per altri sei giorni per un totale di dodici. Non sono andato oltre poiché effettivamente il segnale più di 12/14 giorni non regge.

Risultato finale: l’Isig, ovvero la concentrazione di liquido interstiziale, è sempre rimasta ottimale fino alla fine, anzi la qualità migliorava addirittura con la seconda ricarica e alla fine il sensore l’ho portato continuativamente e senza problema alcuno per ben due settimane con valori e calibrazione uguale tra glucometro e Holter. Successo.

Considerazione conclusiva: il Veo Medtronic è un sistema integrato di infusione e controllo continuo della glicemia ottimale e il n. non 1 ma unico per ora, in quanto solo lui da l’allarme in caso di ipoglicemia e sospende l’erogazione della glicemia. Il punto critico che andava risolto, e ora l’ho, riguardava la perdita dei sensori una volta impiantati e per superare positivamente il fatto il punto chiave è dato la chiocciola bianca (trasmettitore), se non carica e testata è opportuno fare un test per ovviare alle eventuali difficoltà.