Parlo con una frequenza quasi spasmodica di equilibrio e buon compenso glicemico del diabete, so di non essere originale in questo, anzi al di là della mia storia e vissuto non ho cose vicende originali da raccontare se non per il semplice fatto di aver passato una vita da “sfigato” con la malattia a partire dal suo esordio, l’infanzia, e nei passi successivi dell’evoluzione di pari passo della malattia con l’età. Ecco per dirla in sintesi e fare una paragone: è un po’ come se Fantozzi avesse avuto la figlia con il diabete 1 rivisto il tutto oggi.
Perché faccio un’apertura così cruda e anche cinica? Semplice: se da un lato l’umanità sta vivendo una fase di grande progresso nella scienza e tecnologia, e nel campo della medicina e biotecnologie questo appare evidente ogni giorno di più, ma tale progresso si misura con il regresso nei rapporti umani e nella crisi prima ancora che economica di umanità e giustizia non per pochi oligarchi e sultani della finanza e potere, ma per i soliti, gli altri tre quarti che vivono e abitano questo pianeta.
Si arriva a un punto dove capisci che alla base dei rapporti individuali come sociali c’è nella stragrande maggioranza dei casi il denaro e il ricatto, riconosciuto, legale o illegale che sia. E la solitudine di fondo alla fine fa da fondamenta della nostra specie.
Una volta conoscevo un uomo, ma molti di voi avranno fatto conoscenze analoghe, che diceva: “Mi fido solo dei soldi e di nient’altro”. “La sua è strana affermazione” commentai. “Tutto cambia” fu la sua risposta “non si può contare su nessuno. E quando si diventa vecchi ti restano solo i soldi. A nessuno importa di te, neppure a tuo figlio, nemmeno a tua moglie. Se hai soldi, tutti sono interessati a te, ti rispettano perché hai i soldi. Se non ne hai, diventi un mendicante” La sua affermazione – che al mondo ci si può fidare solo dei soldi – derivava da una lunga esperienza di vita, dal ritrovarsi ripetutamente ingannato dalle persone di cui si era fidato: credeva che lo amassero, in realtà gli rimanevano vicine solo per i soldi. “Ma al momento della Morte non li potrai portare con te!” Gli feci notare. “Puoi coltivare l’illusione che al meno il denaro resterà con te ma, non appena il tuo respiro si fermerà, quei soldi non saranno più con te. Hai guadagnato qualcosa che dovrai lasciare su questa sponda: non potrà accompagnarti oltre la Morte. E cadrai nella profonda solitudine che hai continuato a nascondere dietro la facciata dei soldi”.
Il taglio dolente e deflagrante dell’evoluzione sociale ed economica nel nostro paese e di Europa e Nord America, Giappone riguarda il riequilibrio verso il basso dell’assetto mondiale grazie a paesi come Cina India e Brasile, Russia. La mia generazione cresciuta tra le favole vecchie e nuove e gli afflati ultimi delle grandi ideologie oggi fa i conti con la realtà, dura o morbida è questa. Ecco perché sono diventato neuropatico alle promesse di qualsiasi genere, o meglio insensibile al richiamo delle sirene in qualsiasi forma si manifestino.
Sia chiaro: in me resta sempre accesa la fiamma della speranza e la fiducia verso la vita, se così non fosse sarebbe paradossale stare qui a dire, scrivere e menare il pensiero per così tanto tempo. Ma io sono molto reale al tempo stesso e non credo finché non tocco con mano quanto si afferma su cose e aspetti che toccano la vita di una persona, e la salute e tra queste.
Non dire ad un vecchio che il suo tempo è arrivato. Non dire al tuo vecchio che conta il presente, non ci sarebbe senza un passato. Non dire a tuo padre sei vecchio sta zitto. Non dire ad un vecchio che deve morire, sarebbe un sospiro sentirselo dire, e se tuo padre ti chiede se c’è il paradiso… rispondigli pure, e fagli un sorriso. Sei vecchio continui a pensare, ti viene difficile dire, che il vecchio che tanto ti ha amato ben poco gli resta da dare. Non chiedere ad un vecchio cos’è il “server” o la “rete” ti direbbe che la rete server a pescare: se poi lui chiedesse a te cos’è la miseria, tu non sapresti che dire. Puoi dire le cose che pensi, ma pensa prima di dire parole importanti. Non abusare della fiducia delle persone, questa non ha età. Mio nonno era di una saggezza semplice e chiara: morì a 87 anni e leggeva dai giornali, negli anni precedenti alla sua scomparsa (1989), che le prospettive di vita dell’essere umano si sarebbero allungate fino a superare i cento anni. Bene, ma si chiedeva: ci sarà posto per tutti, da mangiare e risorse sufficienti? La questione resta aperta non solo per gli interrogativi posti dal mio avo ma anche, aggiungo, dalla sostenibilità delle cure sanitarie e della tenuta o meno del sistema di assistenza.