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digiunoA metà delle albe e tramonti di un ritaglio infinitesimale di tempo rovisto tra la plastica città fatta di plastica mentre prendo per le mani il ricambio del set d’infusione del microinfusore. L’operazione dura poco tempo e mentre getto il vecchio per mettere su il nuovo mi ritrovo a riflettere per un momento, un accento accennato non se assennato su questa prima parte del mese e porzione dell’anno che va scorrere.

Guardando dentro noi stessi, a volte, ci perdiamo nell’immensità delle nostre sensazioni che solo a noi sembrano essere tanto necessarie quanto uniche. Le formiche sono veramente piccole e tantissime, se le guardo, mi sento un importante gigante superiore. Se guardo le case dal basso, sì, sono grandi, e penso alle metropoli con i grattaceli e palazzi imponenti; se poi l’insieme di case dei palazzi lo si guarda dalla vetta del palazzo più alto, può far sentire noi più grandi. Se ci si solleva ancora, guardando dall’esterno, tutto si rimpicciolisce. Siamo quasi otto miliardi di persone che vivono la loro piccola e complessa grande vita. Giorno dopo giorno si riempie di continue imponenti emozioni e vicissitudini, tutto questo in un semplice e piccolo granello di sabbia chiamato terra, perfino l’intera vita di una persona potrebbe essere contenuta nel battito del cuore di chi vive in un’altra galassia. Il passo successivo potrebbe essere quello di pensare a quante persone o piccole forme di vita insignificanti, di fronte all’immensità del tempo e dell’universo, sono presenti in altri piccoli pianeti, come lo è il nostro: impossibile guardare quest’immagine e non riflettere su quanto noi umani – a dispetto delle roboanti (e infantili) pretese di molte religioni – siamo piccoli e insignificanti nell’Universo, relegati su un modesto pianeta che, già da pochi milioni di chilometri di distanza, diventa un indistinto punto luminoso, nel quale continenti, oceani, mondi animali e vegetali, storie e drammi umani scompaiono, per fare posto alla nera e sconcertante immensità dello spazio. Riflettere sull’importanza delle dimensioni e delle proporzioni sarebbe un salutare bagno di umiltà per politici, calciatori, attori e capi religiosi: insomma chi ha la leadership in ogni forma questa si manifesti. Questo è solo una parte dell’universo scoperto finora.

La privazione ha sempre due volti, facce, di una medaglia e un passaggio appreso, durante l’ultimo periodo trascorso nelle festività, ha riguardato proprio il sapere utilmente beneficiare di scampoli di astensione dal cibo. La faccenda è avvenuta in modo spontaneo: non in primo luogo per il diabete, ma una necessità sorta a causa del reflusso gastroesofageo, gastrite e ernia iatale, oltreché una neuropatia diabetica autonomica, la quale, con più di cinquant’anni di diabete, purtroppo ci sta. Quindi alleggerire il carico sull’apparato digestivo per non avere riflessi negativi sulla mia tenuta fisica si era reso necessario e l’ho fatto. Sia chiaro non si trattava di un digiuno totale, ma bensì di una giornata a con un solo pasto leggere, e per far ciò debbo ancora una volta sottolineare l’importanza strategica dello strumento microinfusore integrato con sensore, senza il quale non avrei potuto tenere a bada la situazione senza stress e un numero immane di buchi nelle dita.

Per il resto la media glicemica della settimana lasciata alle spalle si mantenuta sul valore di 154 mg/dl. Nulla da eccepire.