Mentre attraverso la strada il passo a volte si fa incerto e la gamba sembra in determinati momenti voler cedere, ho ancora in serbo il ricordo della rovinosa caduta di faccia avvenuta dieci anni fa con fratture al massiccio facciale, polso sinistro e omero destro, tutto il decorso conseguente al trauma, durato, complessivamente, un paio di mesi, e da allora quando cammino presto sempre una certa attenzione a come faccio una naturale azione di un essere vivente.
Tra qualche giorno ho appuntamento per rifare una elettromiografia agli arti, qualche segnale di una neuropatia diabetica alle estremità la comincio ad avvertire, in particolar modo nelle dita della mano: spesso accade di aver dolore mentre esercito la più semplice pressione su una superficie, come nello scrivere e digitare ad esempio. Siccome in me coabitano altre importanti condizioni patologiche, la prima di queste è l’artrite reumatoide, magari penso che le cause dei sintomi siano da ricercare altrove, ma poi sono indagini di dubbia utilità. Nella situazione attuale l’unica cosa che resta da fare è tamponare e basta.
Anche se la malattia, il diabete, uno ce l’ha dalla genesi quando è giovane e il corpo non da alcun segnale evidente e dolente, a parte qualche crisi ipoglicemica, si pensa ad altro, ma è proprio vero: sono le prove che ti pone la vita e come le sai affrontare a farti evolvere ancora e assumerti o meno le tue responsabilità e conseguenti azioni da intraprendere.
E cominci ad ascoltare i messaggio che ti invia il tuo corpo, alcuni rinviano l’ascolto, ma non ci sono appelli infiniti e la tattica molto italiana del rinvio e deroga non funziona in eterno con la natura e le regole biologiche.
Le giornate passano la memoria cerca di fare quel che può: una parte resta un’altra si sbriciola e volatilizza ma i fondamentali occorre cercare di conservarli il più possibile credo. Ecco che ricordo a me stesso, come a quanti hanno l’ardire di leggermi, di aver cura di sé poiché è vero la medicina e le terapie hanno fatto passi notevoli nel mettere delle pezze a danni fatti da un trauma, una malattia, ma gli effetti restano e nulla sarà mai come prima.
Sono arrivato ad essere consapevole di un fatto: nella vita l’equilibrio lo si trova proprio grazie alle prove e difficoltà in cui ci si trova. E per avere, trovare, e restare in equilibrio il più delle volte ci deve essere una compensazione tra corpo e mente. Nella realtà ho visto tante persone, anche a me molto vicine, essere fisicamente integre poi crollare, franare davanti al prima e seppur piccola difficoltà di salute. La forza non esiste, ma la coscienza e consapevolezza, senso di responsabilità queste sì ci sono e se non le cogli allora anche senza fare una risonanza magnetica cerebrale già sappiamo che non c’è materia nella scatola cranica. E siamo già polvere prima ancora di essere mineralizzati e polverizzati dall’ordine naturale delle cose.