L’origine della locuzione “i giorni della merla (o Merla)” non è ben chiara. Sebastiano Pauli espone due ipotesi:
« “I giorni della Merla” in significazione di giorni freddissimi. L’origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s’aspettò l’occasione di questi giorni: ne’ quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all’altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sovra il fiume gelato. »
I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno.
I merli stavolta rischiano di avere sembianze umane poiché il clima di questo gennaio non è senz’altro da mese invernale su tutto il territorio nazionale, e a parte qualche punta di rigidità termica le temperature sono state miti.
Ma rispettoso della tradizione offerta dal calendario, lunario e almanacchi vari oggi si va ad affrontare un tema caldo, freddo, tiepido: il rapporto diabete clima, o meglio glicemia e reazione termica. Siccome uno degli argomenti ricorrenti nel dibattito accademico e sociale tra medici e pazienti e tra diabetici e diabetici sostanzialmente si basa su di una equazione semplice e immediata: inverno = glicemia peggiore; estate = glicemia migliore: tale contestualizzazione è comprovata?
In altre mie precedenti riflessioni avevo anch’io convenuto circa la possibile influenza del clima sull’andamento della glicemia ipotizzando come un clima più freddo e rigido potesse contribuire a far peggiorare di un pochino i valori alla stessa stregua di quanto accade durante l’inverno con la pressione, all’opposto dell’estate dove invece il caldo fa migliorare si i dati pressori che glicemici.
In realtà la faccenda è ben altra: sono i fattori psicocinetici a fare la differenza. Come ci insegna madre natura in inverno ci si muove meno e con maggiore difficoltà e si consuma di più a livello alimentare, l’assemblaggio di tali cause fa riportare un peggioramento delle medie valoriali. Inoltre gioca anche sulla glicemia la reazione nervosa la quale, per coloro che faticano ad adattarsi al clima o non la accettano proprio, provoca una reazione negativa da stress sui livelli del glucosio nel sangue.
Cosa si acquisisce da questa semplice somma di elementi? Un semplice ma importante fatto: imparare a conoscersi attraverso i segnali e messaggio che il nostro corpo invia al cervello è importante per stare meglio con il diabete e tutto il resto, a gennaio come a luglio.
E in questo mese ormai agli sgoccioli il sensore va, la glicemia pure con un media personale della settimana pari a 160 mg/dl