A febbraio ben comincia chi non stringe la cinghia ma il laccio al braccio pronto a far prelievo e ricavar sollievo dall’esito fecondo di un test importante sì per il diabete, un poco come a scuola con la pagella del trimestre, quadrimestre, per saper l’andamento della materia, di glicemia si tratta, e poter migliorare per andare a settembre a riparare. In sintesi l’argomento predetto a singolar tenzone se ancor non lo avete capito è l’HbA1C. Questo mese sono esente da tale esame ma non dal controllo del diabete il quale mi attende solerte tra quindici giorni.
A gennaio sono cominciati i saldi invernali ed io saldo alla sedia ho cominciato a fremere ma non per gli acquisti di abbigliamento e calzature, no, nulla di tutto questo, bensì per la saldatura tra il vecchio e nuovo e che avanza: il primo sono io, il secondo riguarda l’autosperimentazione di nuove vie da esplorare nella somministrazione alchemica della terapia diabetica, l’insulina.
Prima di proseguire nell’illustrazione desidero rimarcare e sottolineare che tale scritto è riferibile esclusivamente alla mia persona e non ad altri pertanto ricordo sempre come ogni percorso terapeutico è e resta esclusivamente personale e di pertinenza del medico.
Fatta questa doverosa e necessaria premessa vengo al di mio percorso.
Nell’era precedente all’impiego del microinfusore, tra iniezioni di insulina ad azione prolungata, basale, intermedia, normale e rapida, l’ammontare complessivo medio giornaliero delle unità somministrate era pari a 42.
Oggi a quasi cinque anni dall’inizio della nuova era con il microinfusore lo stesso apporto medio si è dimezzato, con una media giornaliera di 22, 21 unità infuse tutto compreso: basale e boli. Un grande saldo, un grande risultato conseguito in tanti anni di vita e storie con il diabete. Ma non è finita qui.
Il grosso elemento di novità costruito e testato da un mese in qua, ma già sondato in diverse occasioni a partire dal settembre 2014, riguarda il ruolo nevralgico giocato dallo schema basale dell’insulina e sua articolazione. La mia diabetologa con l’ultima impostazione data ha reso una copertura ottimale del fabbisogno giornaliero tale praticamente da non dover più fare i boli per il pranzo e la cena in quanto coperti completamente dalla basale.
Naturalmente quanto riferito è completamente suffragato e documentato dal monitoraggio glicemico continuo effettuato dal sensore, con il quale sono riuscito a portare a somma tale risultato.
A sei mesi dall’avvio dell’attuale schema di bolo basale è proprio il caso di dire le fondamenta e i fondamentali nella gestione del diabete sono una priorità assoluta per ottenere un buon compenso glicemico, senza rinunce.
Poi conta il fattore personale: la maturità, la calma e ponderazione sono elementi altrettanto centrali per contribuire ad ottenere un tale risultato, non dimentichiamolo.
Buon mese a tutti!