Appare strano marzo 2015 tagliato per la consumazione di un pasto veloce tra colazione e cena e se la grafica non è immagine ma una sorta d’onda, un urto sulla coscienza potresti farti un percorso sulla sua crosta anche senza surf, a pinne nude, così per provare l’ebrezza dei sensi nella chiare e torbide ma comunque fredde acque di questo mare circondato da mine e boe e imbarcazioni sospette tra un segnale radio percepito e una stella di riferimento a indicare la direzione.
Appare strano che tutto accada ma evidentemente doveva succedere, senza una guida nella notte il percorso si fa più insidioso nel buio pesto e facile cadere per diverse ragioni e imprevedibili situazioni. Sembrano bizzarrie le mie, ma provate voi ad aggirarvi nel buio pesto senza un lume e poi ne riparliamo a ragion veduta.
Dunque nella metafora del buio e della ricerca di una luce, una guida per orientare il cammino si muove la parabola del diabetico tipo 1, condannato ad errare nel sapere e non sapere in quant’acqua può nuotare così da galleggiare e non dover affondare. Una storia antica come narrano i protagonisti della patologia e qui qualche idea forse ve la siete fatta.
Si perché se nel 1921 Banting rese possibile a noi zuccherini la sopravvivenza grazie alla sintesi chimica dell’insulina e sua messa in circolo planetario restava e resta aperta la sfida nel riuscire a non vedere peggiorare la condizione, a complicarci la vita con ulteriori rogne patologiche.
Da qui la necessità di sapere in modo pratico, rapido e regolare quanto zucchero nuota nelle nostre vene per regolare di conseguenza la navigazione quotidiana. Il controllo domestico della glicemia cominciò ad appalesarsi negli anni 70, ma è dagli anni 80 che ha visto il comparire di reflettometri, glucometri sempre più affidabili per controllare l’andamento del diabete in proprio.
Ma non basta: noi diciamo diabete tipo 1 ma dentro a questa parola ci stanno situazioni diverse che, per semplificare, si possono incanalare con un facile controllo e governo della malattia, medio, difficile e fuori controllo della stessa. Oggi le modulazioni d’intervento possibili sono per fortuna diverse oltre alle iniezioni multiple d’insulina. Per i casi più tosti ma anche motivati e determinati oltreché preparati ad affrontare il diabete c’è il microinfusore d’insulina e tra qualche anno si conta di vedere l’approdo del cosiddetto pancreas artificiale o, come preferisco chiamarlo io: il pilota automatico del diabete, poiché tale congegno biomedicale dovrebbe realizzare l’ansa chiusa, ovvero mantenere a livello la glicemia giocando d’anticipo con l’infusione dell’insulina laddove serve. Poi per i casi più critici ancora resta la via del trapianto d’organo ed di isole, ma questo è un altro capitolo.
Ecco proprio in questi giorni sono passati i miei primi cinque anni con il microinfusore versione definitiva e completa, il sistema integrato con Holter, ovvero sensore continuo glicemico: il Veo della Medtronic. Beh debbo dire e ancora una volta affermare che questa scelta mi ha cambiato in meglio la vita con il diabete a ormai 52 anni dall’esordio. Ecco voglio autocelebrare l’evento con una considerazione finale al post: molti mi chiedono se passerò al nuovo modello di sistema ovvero il Medtronic MiniMed 640G. La riposta è breve e chiara: finché funziona il Veo vado avanti con questo poi nel momento che lo stesso dovesse lasciarci le penne, cosa in là a venire poiché ho sempre avuto un trattamento di riguardo per le strumentazioni mie e avute in consegna, beh solo allora passerò al Medtronic nuovo. Mi è passata da tempo la fregola di seguire le novità tecnologiche e per quanto riguarda la salute il mio ruolo da cavia l’ho già fatto, passo e vedo.