Ti ho vista passare per strada, eri distratta dal sole e vento che dentro ai capelli esprimeva parole disperse nel tempo socchiuso di un riso o lamento. Ti ho vista scendere le scale di fretta e senza neanche salutare, dove andavi tra il dire e il fare? Ecco tra tu e il ragù non accade di sentirsi più. Niente di nuovo sotto le parole. Mentre i pensieri si fanno spenti e vacui, parole mute, nudi accenti. E’ forse sbagliato andare via lasciando in mano un velo di malinconia.
Cosa fa bene al diabetico? Fare l’elenco è cosa lunga e laboriosa e non oso cimentarmi nell’impresa ma una cosa possono dirla e scriverla idratarsi e bere a sufficienza ci fa bene come ricordato anche in un recente studio made in USA, dove adottare buone abitudini alimentari è importante per contribuire a mantenere compensato il diabete, ma anche bere acqua aiuta a ridurre il fenomeno iperglicemico. Uno studio condotto su oltre tremila americani con livelli normali di zucchero nel sangue ha verificato che chi ha bevuto 4-5 bicchieri di acqua al giorno aveva il 21% di probabilità in meno di sviluppare iperglicemia nei nove anni successivi, rispetto a chi si limita a 2 bicchieri. A descrivere la ricerca è “In a Bottle“, in un focus su idratazione e diabete. Lo studio su 3.165 uomini e donne con livelli normali di zucchero nel sangue ha dimostrato i vantaggi dell’acqua per la prevenzione dell’iperglicemia. L’analisi ha preso in considerazione altri fattori che possono influenzare il rischio di alta glicemia come l’attività fisica, il peso e l’età.
Invece fa male al diabete darla a bere, e, in particolare nella fase evolutiva dell’età (adolescenza) si “impara” a raccontare balle sulla e della malattia, utilizzandola come pretesto per svincolare dalle responsabilità. Un trucchetto, stratagemma utilizzato da buona parte di noi, me compreso, per diversi ragioni. Un esempio pratico: prima che inventassero l’esame HbA1c a diabetologia facevano la glicemia a digiuno che da sola non voleva dire nulla e siccome mi ero rotto le palle di sentirmi le rampogne del diabetologo di turno, per farmi trovare un valore buono facevo l’insulina un’ora prima del test e la stessa arrivava ad essere giusta.
L’altra tipico escamotage diabetico è l’ipoglicemia “fantasma”, utilizzata sovente per uscire da situazioni scomode o non gradite: un esame, una visita a parenti ecc. Ma anche l’iperglicemia può tornare utile, anzi questa rendendoci irascibili e asociali per certi aspetti ci mette del suo senza finzioni. L’ultimo capitolo del darla bere, anche se ormai decaduto per via della HbA1c e memorizzazione dei valori sul glucometro, riguarda la falsificazione dei dati del diario glicemico, questa veniva utilizzata prevalentemente fino alla fine degli anni 80.
Ma sapete una cosa? La terza grande sete che prende noi diabetici è di novità. Ne ho conferma da elementi oggettivi quali: la più alta visualizzazione dei post del blog l’hanno ottenuta quelli ad argomenti scientifico e tecnologico e la contestuale partecipazione numerosa, affollata ad eventi e conferenze dello stesso stampo (vedi Libre).
Perché questo? Semplice: sono cosi poche le buone nuove in una malattia dalla lunga storia da farci apparire come viandanti in cerca d’acqua nel deserto e speranzosi di trovare un’oasi per abbeverarci. Abbiamo sete di novità vere, non di saune.