Con i pugni in tasca attraverso il tempo tra il freddo e il caldo mi tempro ma sento un qualcosa nel mani che mi prende e non vuole lasciarmi andare via verso luoghi vicini ma anche lontani. Non so cosa abbia preso alle mie mani. No non è neuropatia ma qualcosa di più appiccicoso e tenero a spandersi lungo tutto il palmo e me ne accorgo proprio quando comincia a girarmi la testa e necessito di prendere qualcosa di dolce per contrastare una ipoglicemia, e lungo il fare estraggo le mani e m’accorgo di aver un ovetto kinder disciolto. Colpa delle colpe s’infrange lungo il cammino, il transito alla dimora e non vedo l’ora. Dovrò espiare il peccato pasquale di aver sprecato si fatta bontà senza una ragione, un perché.
Già, la Pasqua. Siamo a contare le ore, i giorni che ci separano dal sacro appuntamento a ricordare il sacrificio del Cristo per l’uomo e le tante tappe subite lungo la Via Crucis prima di approdare al Calvario per la crocefissione.
Ecco della Pasqua conservo un ricordo personale nel mio piccolo doloroso e triste: da piccino trascorsi molti ricoveri proprio durante tale periodo e con tanto di flebo in vena, prelievi multipli e giornalieri di sangue dalle braccia per controllare la glicemia, e naturalmente uova e ovetti erano oggetti più simili a UFO che altro.
Io e l’uovo non ci siamo mai visti in simpatia durante l’infanzia: quello al cioccolato era fuori discussione mentre il naturale, sodo, mi restava nel gargarozzo e a fatica lo digerivo. L’unica attività gaudente e piacevole fatta con mia sorella la ritrovavo nel dipingere i gusci delle uova soda: peccato non aver foto delle piccole opere d’arte, alcune ero dei “capolavori” da immortalare.
E non solo l’uovo: la triangolazione colomba + coniglio + ovetto era proibita.
Poi si cresce, si evolve e matura guardando avanti e ponendo i vecchi limiti nel cassetto. Oggi di fatto la Pasqua non ha più soprese, o meglio divieti di tipo alimentare e controllando i valori glicemici, l’apporto nutrizionali e di carboidrati riesco a calibrare un dosaggio ottimale dell’insulina senza più pericoli per il diabete e la salute.
Il significato della Pasqua è passaggio: a ricordare l’esodo del popolo d’Israele dall’Egitto alla terra promessa. Il passaggio è uno dei pilastri, simboli della vita stessa. Tocca ogni essere vivente noi diabetici compresi. Le tante prove da superare nella costante mutazione dei tempi di vita, con l’acquisizione di esperienze e conoscenza.
Così facendo nella transizione ho capito che il presente è meglio del passato e domani crescerà grazie ai valori fatti crescere oggi mano a mano, passo a passo. Riflettiamo un attimo sulla Pasqua al di là dei riti sacri e profani e farlo ci aiuterà a trovare il nostro equilibrio per stare meglio.