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dirittiAlle porte dell’estate ci sono cose e situazioni che vanno valutate in questo andare fatto sempre delle stesse identiche cose: dormire, mangiare, lavorare, fare attività motoria, studiare. Ma al di là delle quotidiane abitudini c’è un elemento a fare e rappresentare la differenza del comune vivere: si tratta della conoscenza e curiosità, dello scoprire quell’infinito sistema chiamato vita fino alla fine della stessa.

E nella misura limitata del tempo a nostra disposizione la differenza la facciamo nella dimensione dello spreco che compiamo della nostra età: molti di noi sono così bravi a girare, roteare attorno a se stessi, non come novelli danzatori di dervishi , ma dovuto dal semplice e puro motivo di non sapere dove andare, cosa fare e quale cammino intraprendere.

Anche per decidere le azioni più semplici e banali la cosa finiamo per tormentarci e trasformarci in trottole fluttuanti tra diverse ed emerite storie incolmabili, anfratti impenetrabili e non arrivare a capo di niente: perché?

Semplice: ci mettiamo troppi problemi e questi finiscono per trasformare un sassolino in una montagna. Una rappresentazione concreta di tale concetto la si ottiene proprio con il diabete. Non tutti hanno avuto a che fare con tale riproduzione ambientale, alcuni riescono a risolvere stati d’animo critici, altri ci arrivano magari dopo molto tempo poi una certa percentuale non ci arriva mai.

Ecco penso a questi ultimi: siccome siamo entrati, e ci resteremo per un po’ spero, nella bella stagione estiva oltre a guardare e vivere in positivo la nostra salute e diabete compreso, dobbiamo prendere coscienza di un dato di fatto. Per quanti sforzi tantrici, acrobazie e contorsionismi andiamo a fare e brigare nel tentativo di livellare e mantenerla tale la nostra glicemia, dobbiamo avere chiaro nella nostra testa due semplici cose, ma importanti per non complicarci ulteriormente la vita. Non siamo normoglicemici, ovvero con il diabete è regolare avere sempre la glicemia in alti e bassi, chiaro che non si deve esagerare. Se no non saremmo diabetici. Nonostante il terrorismo sociale, medico e scientifico su la morte prossima ventura per un diabetico tipo 1 si vive a condizione uno si tenga un attimo d’occhio, controllato. Quindi oltre a fare l’insulina e controllare la glicemia non stracciamoci le vesti e i genitali perché oltre a far male fisicamente abbassano il morale. Naturalmente mandiamo affanculo gli iettatori.

Un diabetico di tipo 1 campa a lungo, qui la questione da tenere a bada invece è ben altra: siccome si fa sempre di tutta un’erba un fascio corriamo il rischio di vedere stringere la coperta dell’assistenza sanitaria, pubblica o privata fa poca differenza se si taglia lo si fa ovunque, pertanto poi non lamentiamoci quando facciamo finta di niente da sempre e abbaiamo dentro la scatola così nessuno ci sente e contiamo meno del meno greco.

Buona settimana a tutti!