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Numeri. Numeri ovunque. Chi dice che non è vero, direbbe la più grande cavolata. Perché noi viviamo di numeri. Ogni giorno. Ogni minuto. Glicemia = numero. Carboidrati= numero. Glicata = numero. Numeri ovunque. Di quelli che ti cambiano la vita. Ogni giorno. Ogni momento. E anche oggi. La glicata di turno…Un altro numero. Anzi, numerone. Non importa il valore, alla fine è relativo. Perché quello che va bene per me, a te forse non va bene. Ma oggi neanche a me va bene. Per niente. Solo che non me ne rendevo conto. O forse non volevo rendermi conto. Perché quel numerone va avanti da 1 anno. La prima volta dici vabbe, ma la seconda… La situazione è così da un anno. E io non mi sono resa conto. Ok, è inutile dire. Sono arrabbiata. Ma tanto tanto. Con me stessa. Perché mi sono occupata di tutto e di tutti. Ma non di me stessa. O per lo meno non della mia salute. Non come avrei dovuto. Ok, sono stati mesi del cavolo, di quelli che quando ci sei dentro dici ma come ne uscirò e soprattutto se ne uscirò. Solo quando ne esci che ti rendi conto dei danni. Prima non ci riuscivi, pensavi solo di uscire da quel stato, non importa come. Ed eccoci qui. Nero sul bianco quel numero. E li ti chiedi com’è possibile che sei arrivata fin qui senza renderti conto. Beh, facile direi. Non te ne rendi conto e basta. E non importa il lavoro che hai fatto prima, l’impegno che ci hai messo, i risultati che hai avuto. Davanti a quel numero, conta solo quello. E l’unica cosa che pensi è: come sono arrivata a questo punto? Eh si, sono io. Ed eh si, sono arrivata a questo punto. Al punto che mi devo fermare. Capire dove ho sbagliato. Eh già, sbaglio pure io. E forse è proprio peggio. Perché riesci sempre ad aiutare gli altri, quando si tratta di te stessa che non ci riesci. Non come dovresti. E così che adesso devi ricominciare. Da zero. Perché dopo 17 anni non si può andare avanti così. Non se vuoi continuare una vita normale. Non se in un futuro vorresti di più…E così che ti ritrovi a dire di nuovo basta. Ma davvero. Perché l’unica che si fa male sei tu. E non solo emotivamente. Anche fisicamente. Perché il diabete, se non la tieni sotto controllo, è come quel nemico che prende terreno e tu te ne rendi conto solo quando ormai è troppo tardi. Sono fortunata che sono ancora in tempo per fermare tutto. Sono ancora in tempo a fare la cosa giusta. Ma quando vedi quel numerone, beh, è inutile dire che ci rimani. Perché non te lo aspetti. Non pensi che si potrebbe arrivare a quel punto. Al punto di crollare. Perché tu sei una roccia. E le rocce non crollano. E dimentichi che sei anche umana, e crollare ogni tanto fa bene. Perché capisci i tuoi limiti. Capisci che è ora di dire basta. Perché basta poco per passare i limiti e farti male. Però forse è giusto così. Quei benedetti/maledetti numeri servono, servono per cambiarti la giornata, ma soprattutto la vita…

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Un pensiero su “Quei benedetti/maledetti numeri…”
  1. Quando, cinquant’anni fa, uscita dal “Galvani”, mi sono iscritta all’università, contro il parere di molti, ho scelto matematica, non c’era altro che una ricerca di certezze e verità. Ma poi ho scoperto che la matematica mi ha aiutata a comprendere tutto il mondo non deterministico, tutta l’aleatorietà di cui siamo espressione e meravigliosa manifestazione e soffro quando vedo soffrire un mio consorte db o un padre, una madre angosciati perché “i conti non tornano”. Tranquilli alla fine torneranno con un po’ di probabilità e statistica. Grazie mamma che mi hai sempre aiutata, anche quando mi sono iscritta a matematica, tu non mi hai giudicata, mi hai amata.

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